«SQUALLIDI SISTEMI DI VALORE»
In molti casi, infatti, sono stati gli stessi bambini a raccontare a casa - tra il divertito e l’incredulo - la domanda elaborata dagli esperti. «Mia figlia Chiara e la sua amica Martina ne hanno parlato per tutta la sera», racconta Silvia, alle prese con gli Invalsi in una scuola privata di Milano. «Ritengo sia sbagliato che ad alunni di dieci, undici anni si chiedano valutazioni sui soldi e sulla realizzazione professionale. Le bambine commentavano: “Ma io che ne so?”. Non sono ancora proiettate realisticamente verso il futuro, del lavoro che faranno hanno un’idea vaga. Penso sia sbagliato che un quesito del genere faccia parte di un test scolastico». Sulla pagina Facebook dedicata agli Invalsi fioccano le critiche.
Come quella di Sonia Coluccelli: «La fotografia di dove stiamo andando è tutta nella sezione numero 10, nelle domande rivolte ai bambini e alle bambine di tutte le classi quinte di scuola primaria. Le residue speranze a cui aggrapparci sono lì, messe tra parentesi da un bambino che dentro le crocette non ci sta. Non posso però tacere il disgusto per quello che stiamo dicendo anche in momenti come questi a chi sta crescendo con noi, lo sconforto profondo per la povertà assoluta che gli stiamo consegnando, la rabbia di fronte ad una scuola che, come sistema, si esprime così, in prove per polli da batteria sotto il cappello del più squallido dei sistemi di valore. Quanti soldi avrai e quanto comprerai nella tua vita?».
NO COMMENT DELL’ISTITUTO
Perplessa Alessia Fracchia: «Perché ci sono queste domande? Non riesco a darmi risposta, è un sondaggio? Servono a cosa? A determinare lo stato di ottimismo dei bambini? A cosa?».
Pessimista Maria Cristina Solari: «Ce li tiriamo su proprio bene. Bello il mondo del futuro, pieno di valori assoluti: i soldi. Cartina al tornasole, queste prove, di una società chiacchierona e vuota, destinata inesorabilmente alla solitudine e al fallimento dell’individuo a cui viene fatto credere di essere Dio. Sempre se ha i soldi, ovviamente, sennò può anche scomparire perché non vale niente». Giulio Cavalli, attore e scrittore, dal suo account Twitter posta l’immagine del quiz e chiede: «Ma davvero, ma è tutto normale? Sicuri?». L’istituto Invalsi per il momento non commenta ma assicura che il 19 maggio, a prova finita, è disposto ad aprire un confronto sull’argomento.
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