Sbarchi, le Ong non si fermano. E l'Austria: chiudiamo il Brennero

Sbarchi, le Ong non si fermano. E l'Austria: chiudiamo il Brennero
di Alessandra Camilletti e Antonio Pollio Salimbeni
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 19 Luglio 2017, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 08:16

Sono 93.284 contro 79.877. Il 16,8 per cento di sbarchi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, da gennaio alla giornata di ieri. Numeri che non concedono tregua e che riportano la rotta sul Mediterraneo e sulle Ong e sulla firma o meno del codice di comportamento studiato dall'Italia, a cui la Ue ha dato il via libera. Dalla polizia italiana a bordo delle navi al divieto di trasferire i profughi raccolti in mare su altre imbarcazioni. Ma non solo.

A breve l'incontro. Le Ong attendono di vedere eventuali modifiche rispetto alla bozza iniziale. Ma se modifiche non ci saranno? C'è chi fa subito muro. «Noi non firmiamo» dice Ursula Putz, responsabile per l'organizzazione della tedesca Sea-Eye, perché «non è possibile convertire il nostro vecchio peschereccio in una nave di salvataggio di alta qualità». Poi la chiave di volta: «Sosteniamo un codice ragionevole che contenga richieste legittime per le Ong e che non comprometta le attività di soccorso».

Già lunedì, pur nell'attesa di vedere il documento, Medici senza frontiere sottolineava che, «se questo codice di condotta fosse attuato ci sarebbero meno navi disponibili nell'area di ricerca e soccorso e questo potrebbe condannare le persone in pericolo nel Mediterraneo ad una morte certa». L'indicazione: «Rifiuteremo qualsiasi misura che potrebbe aggiungere ulteriori restrizioni alla già sovraccarica capacità di salvare vite nel Mediterraneo o che mirano a nascondere la sofferenza delle persone disperate in Libia».

In attesa di capire se ci saranno aggiustamenti Moas: «Fintanto che la proposta non verrà formalmente presentata alle Ong, riteniamo sia prematuro esprimerci su indicazioni o richieste che potrebbero ancora essere modificate o rimosse». Sottolinea Valeria Calandra, presidente di Sos Mediterranee Italia: «Al momento non c'è una posizione comune delle Ong perché ancora non conosciamo quelli che saranno i contenuti definitivi ed effettivi. Non credo che non verrà sottoscritto ma certo sarebbe stata auspicabile una maggiore collaborazione. Il codice va letto, studiato ed eventualmente sottoscritto». Poi, nei contenuti: «Appare certo il divieto di accesso alle acque libiche, che è una misura scontata».

IL VERTICE
Numeri che richiedono spazi e soluzioni. Oggi il ministro dell'Interno, Marco Minniti, incontrerà i prefetti di tutti i capoluoghi d'Italia, perché l'accoglienza sia spalmata nel paese il più possibile. Domani la prefettura della Capitale aprirà le buste della manifestazione di interesse per un hub per richiedenti asilo nella Città metropolitana di Roma. Ieri la Regione Piemonte ha annunciato che potrebbe individuare un terzo centro di prima accoglienza.
Numeri che fanno risalire la tensione al Brennero. Il ministro dell'Interno austriaco, Wolfgang Sobotka, ha parlato sulla Bild, a proposito della possibile concessione di visti temporanei ai migranti che vogliono lasciare l'Italia: «Se il numero dei migranti illegali verso l'Austria aumenta ancora, chiudiamo il Brennero. Nel giro di 24 ore possiamo chiudere il confine e realizzare controlli severi con i nostri soldati». Immediata la risposta dell'Italia che, sottolinea il viceministro degli Esteri Mario Giro, non ha «nessuna intenzione di compiere mosse unilaterali: se avessimo voluto, l'avremmo già fatto». Giro invita Vienna ad «abbassare i toni». Un botta e risposta che ha fatto intervenire il presidente austriaco, Van der Bellen: «È facile chiedere la chiusura della rotta del Mediterraneo. Come si fa?». Il ministro Minniti parla, nel complesso, di una «discussione surreale». L'Europa, dice, «è nata per affrontare le grandi sfide, come il terrorismo e i flussi migratori, unita e solidale». Di suo, la Spagna oggi trasferirà dall'Italia di 29 rifugiati.

IL PIANO
L'action plan proposto venti giorni fa dalla Commissione europea è lo stesso che indica l'approccio che dovrebbe seguire l'Italia. Tra l'altro vengono indicate la possibilità di utilizzare restrizioni in materia di residenza e la necessità di evitare di fornire documenti di viaggio ai richiedenti asilo. In particolare su quest'ultimo punto, Bruxelles indica che si tratta di impedire movimenti secondari, riferendosi alla possibilità per i possessori di tali documenti di circolare nell'area Schengen. Tuttavia si prevede una eccezione, in caso di serie ragioni umanitarie. Il piano prevede anche misure per aiutare l'Italia.

Certo, le vie dei migranti sono infinite. Sette persone, di cui quattro migranti albanesi, hanno tentato di raggiungere la Gran Bretagna con un aereo da turismo, decollato vicino a Calais. Non era mai accaduto.