Dramma all'Ikea, la testimonianza choc: «Quel bimbo stava morendo e nessuno interveniva»

di Maria Lombardi
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Sabato 15 Marzo 2014, 07:51
Ero l, accanto alla mamma e al bambino. Lui aveva in mano un panino e mangiava seduto sul tavolo, la madre era in piedi forse non aveva trovato posti liberi.

Stavo chiacchierando con mia sorella, c’era anche mio figlio di dieci anni. Ho sentito il bambino tossire e mi sono girata, non smetteva. Francesco, tesoro, che hai?, chiedeva la madre, ma lui continuava a tossire in modo sempre più insistente. Ti è andato qualcosa di traverso?, insisteva lei. Ma il bambino non riusciva a parlare, il boccone gli era rimasto in gola. A quel punto io e mia sorella ci siamo preoccupate: guarda che si sta strozzando, bisogna chiedere aiuto. Lei è entrata subito nel panico, non sapeva che fare, si è messa a urlare disperata. Abbiamo cominciato a dargli botte sulla schiena, ma niente, non riusciva a respirare.



Sono corsa ad avvertire il personale di Ikea: chiamate un’ambulanza, chiamate un medico. Urlavo anche io, era una scena terribile, quel bambino peggiorava, cambiava velocemente colore e nessuno che riusciva ad aiutarlo. Hanno fatto l’annuncio con l’altoparlante, ma nessuno arrivava. Non so quanto tempo sarà passato ma per noi che eravamo lì era interminabile. Quella povera mamma sempre più agitata, era fuori di sè. Sono tornata da quelli di Ikea: dovete dire che c’è un bambino che sta morendo! Avete capito? Ditelo all’altoparlante. Quel piccolo stava quasi morendo e tutti assistevano inermi. Non ho visto gli addetti del primo soccorso Ikea praticare alcuna manovra per salvare il bambino».



Eppure l’azienda ha spiegato in una nota che è stata immediatamente chiamata l’ambulanza, che subito è intervenuto il personale del negozio addetto al primo soccorso per praticare la manovra di disostruzione delle vie aeree, che è stato fatto il possibile. «Non ho visto nessuno e me ne sono meravigliata, mi infuriavo perché passavano i minuti e non succedeva niente.



Mia sorella è uscita da Ikea e correndo è andata da Leroy Merlin: serve un medico, c’è un bambino che sta morendo soffocato. Una giovane donna era alla cassa, ha lasciato tutto e si è precipitata dal bambino. Nel frattempo era arrivato qualche altro signore, forse medici. Ma il piccolo era ormai cianotico, con gli occhi riversi verso l’alto, sembrava svenuto. Ho sentito qualcuno che diceva: non respira più».



LE ACCUSE

«Mi sono allontanata perché mi sono accorta che mio figlio era sotto choc. A un certo punto è arrivato un tipo con il defibrillatore. È morto, è morto: lo ripetevano in tanti, la gente piangeva. Sono rimasta fuori, non ce la facevo più a guardare. È stato tremendo, non auguro al mio peggior nemico di assistere a una scena simile. Poi sono arrivate le due ambulanze, almeno venti minuti dopo quello che era successo. Sentivo dire che hanno avuto qualche difficoltà a muoversi nei parcheggi del centro commerciale. Trovo però incredibile che in un posto così grande, frequentato da migliaia e migliaia di persone non ci sia un’ambulanza fissa. Trovo assurdo che un bambino rischi di morire per un boccone tra così tanta gente e che non si riesca a soccorrerlo velocemente. Qualche minuto in meno e forse questo bambino era a casa con la sua mamma».