I treni della strage e lo scandalo dei fondi fermi da quattro anni

I treni della strage e lo scandalo dei fondi fermi da quattro anni
di Leandro Del Gaudio
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Giovedì 14 Luglio 2016, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 08:58
ANDRIA Non è solo questione di errori umani, di sviste o di mancanza di lucidità da parte di chi da anni svolge sempre lo stesso compito, ripete sempre lo stesso gesto, come alzare una paletta verde o soffiare dentro un segnalatore acustico. E non c'entra solo il destino, a proposito di black out improvvisi o di cali di tensione elettrica imprevedibili. No, la morte di 23 persone sulla tratta Andria-Corato non ha solo a che vedere con imperizia e negligenza o con la mala sorte che si accanisce su pendolari e convogli proletari. Niente affatto. In questo caso c'entrano anche due fattori immancabili nelle tragedie nazionali: parliamo di soldi, di ritardi, di incapacità progettuale, di politica territoriale. Ne sono convinti gli inquirenti della Procura di Trani, che da ieri mattina hanno imposto una svolta sullo scontro ferroviario in provincia di Andria, con un cambio di passo evidente nella strategia investigativa della prima ora: c'è una delega ad hoc alla Guardia di Finanza, accertamenti affidati al nucleo di polizia tributaria di Bari, che avrà il compito nelle prossime ore di scavare su progetti e finanziamenti, investimenti e appalti legati alla tratta ferrata finita sotto sequestro, sulla strategia dell'assessorato regionale ai trasporti ma anche sul carteggio che negli ultimi due anni ha visto protagonisti i vertici della società Ferrotramviaria (titolare dei due treni) e la stessa Regione Puglia.

I NOMI
Indagine per disastro ferroviario e omicidio plurimo, il procuratore Giannella sostiene che non ci sono ancora iscritti nel registro degli indagati, ma cominciano ad affiorare le prime convinzioni: «Il treno che è partito da Andria verso Corato e che si è mosso in un secondo momento rispetto a quello che partiva da Corato verso Andria è quello tra virgolette responsabile del disastro. Da Andria, il macchinista non doveva muoversi e se lo ha fatto, è solo per una serie di errori di qualcun altro. E sono questi gli altri due filoni di indagine battuti dalla Procura, al di là degli accertamenti che verranno condotti su finanziamenti e appalti. Riflettori puntati su possibili errori umani, come quelli consumati dal capostazione e dal capotreno (l'uomo della paletta verde, che ha dato il via dopo la segnalazione della cabina di comando in stazione); ma anche sul sistema di sicurezza obsoleto, parliamo del blocco telefonico, ma anche del particolare congegno interno ai convogli che non sono scattati per la mancanza di link con la tecnologia di un binario ritenuto di ante guerra.

Ma veniamo alle mosse della Procura. Facile immaginare come ragionano in queste ore gli inquirenti: quattro nomi sotto i riflettori, sono quelli dei due capistazione, del capotreno di Andria, forse anche del suo dirimpettaio di Corato. Stando a quanto raccontato ieri in conferenza stampa, per loro nessuna escussione testimoniale, né interrogatori garantiti al momento. Hanno rilasciato alcune dichiarazioni alla pg che è intervenuta nelle ore immediatamente successive il disastro, saranno convocati nelle prossime 36 ore in Procura, per delle sommarie informazioni, anche se la loro veste giudiziaria potrebbe cambiare nelle prossime ore.

Cosa hanno detto in primissima battuta i primi sospettati del disastro? Cosa ha raccontato l'uomo della paletta verde? Dopo essersi sottoposto all'alcoltest e ad altri accertamenti di rito per verificare l'assunzione di sostanze stupefacenti, l'uomo ha ripetuto di aver agito come sempre, a stretto contatto con le indicazioni provenienti dalle stazioni.

SICUREZZA E FINANZIAMENTI
Sono le due facce della stessa medaglia, il cuore delle indagini. Stando a quanto acquisito in queste ore dalla Finanza in Regione, dal 2012 esistono finanziamenti destinati all'ampliamento e all'ammodernamento della tratta ferroviaria destinata a diventare la nuova pietra dello scandalo nazionale. Fondi europei stagnanti da quattro anni, rimasti congelati in relazione a una trafila di passaggi burocratici che vanno dallo scenario locale a quello internazionale: dalla storia degli espropri dei terreni dai singoli comuni interessati ai lavori della ferrovia in questa striscia di terra italiana, alla capacità progettuale destinata ad essere vagliata dai ragionieri di Bruxelles. Per non parlare di procedure di appalto, ricorsi al Tar e una serie di passaggi su cui oggi la Procura vuole vederci chiaro.
Poi c'è la storia del sistema di controllo, del metodo di monitoraggio del pericolo in corso: al momento su quel binario unico, tutto è affidato al blocco telefonico, cioè alla segnalazione via fonogramma, in mancanza di un blocco automatico in grado di stoppare la marcia di fronte alla presenza di un pericolo oggettivo e indipendentemente dalla lucidità del macchinista.

L'ALLARME DEL 2014
Nota protocollata del 10 giugno del 2014 dalla Regione Puglia, un documento che questa mattina potrebbe entrare nel fascicolo della Procura di Trani. Una nota spedita dai vertici della Ferrotramviaria alla Regione Puglia, con cui si chiedevano finanziamenti per l'ammodernamento della stazione di Bitonto. Il vero problema, sembra di capire riguarda la gestione dei fondi messi a disposizione dalla comunità europea. Sono le date ad essere impietose: dall'assegnazione dei fondi dell'unità europea (era il 27 aprile del 2012) sono trascorsi quattro anni e tre mesi, senza ottenere uno straccio di progetto cantierabile. Tanto che è stato necessario anche prorogare la scadenza del bando di gara al prossimo 19 luglio per l'affidamento dei lavori, in vista di una fine dell'opera prevista - salvo clamorosi intoppi - solo nei prossimi cinque anni.

LA GESTIONE DEI FONDI UE
Un caso tutto italiano, sul quale da questa mattina partono gli accertamenti della Tributaria, pronti a bussare alle porte dell'assessorato regionale, ma anche negli uffici della stessa azienda privata ferrotramviaria, senza contare l'esigenza di verificare eventuali gestioni speculative dei finanziamenti. Soldi a terra e non utilizzati - storia nota - che garantiscono sempre e comunque tassi di interesse. Su un altro versante invece i pm punteranno ad ascoltare i soggetti coinvolti nell'inchiesta, gli uomini che potrebbero aver provocato la strage peggiore degli ultimi anni.