Il «gemellaggio» tra Athletica Vaticana - la rappresentativa podistica formata da dipendenti della Santa Sede - e «Auxilium» non è occasionale: da aprile, fanno parte della squadra bianco-gialla due giovani migranti, accolti in risposta alle indicazioni di Papa Francesco. «Il nostro tempo ha bisogno sempre più di ponti, e non di muri. Lo sport è un linguaggio universale, che unisce tutti, e possiede anche radici profondamente religiose. Lo sport, come l'arte e la cultura, ci aiuta a ritrovare la nostra comune umanità», dichiara il cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura (a cui è affidata Athletica Vaticana) che ha promosso l'iniziativa con Roma Capitale, insieme alla Federazione italiana di atletica leggera (Fidal).
Mons. Melchor Sánchez de Toca, sotto-segretario del dicastero e presidente di Athletica Vaticana, spiega che «l'evento è stato preparato insieme a fratelli di altre comunità con la volontà di costruire insieme qualcosa». E a proposito di integrazione e «gemellaggio» con i migranti di «Auxilium», afferma che «esistono già diverse esperienze positive attraverso lo sport come cambiamento sociale che cambia la vita: è il caso, ad esempio, di molti oratori parrocchiali nei quali la maggior parte dei ragazzi sono figli di immigrati e molti di loro non sono nemmeno cattolici». In particolare la «Via Pacis» 2018, ricorda Sánchez de Toca, «si ispira molto alla figura di Nelson Mandela, un grande leader che ha saputo fare dello sport uno strumento di coesione nazionale. Famosa la sua citazione «Lo sport ha il potere di cambiare il mondò, ed è vero». L'appuntamento di domenica è stato inserito dalla «Nelson Mandela Foundation» tra gli eventi internazionali commemorativi del centenario della nascita del leader sudafricano, cui è stata dedicata la medaglia dei finisher della «Via Pacis».
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