Generale suicida, nel giallo spunta il petrolio

Generale suicida, nel giallo spunta il petrolio
di Giovanni Sgardi
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Martedì 21 Novembre 2017, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 10:14

SULMONA Non solo macerie. Non solo l’ossessione per la tragedia di Rigopiano e il non aver fatto nulla per evitarla. C’è anche il business del petrolio nell’inchiesta sulla morte dell’ex generale dei carabinieri forestali Guido Conti, 58 anni, che venerdì scorso si è sparato un colpo di pistola alla testa vicino alla sua abitazione di Sulmona. E sotto osservazione c’è anche un momento circoscritto del suo ultimo periodo di vita. Dal primo al 15 novembre. Ovvero da quando ha preso servizio in Basilicata come responsabile dell’ambiente e della sicurezza della Total a quando ha dato le dimissioni. A sorpresa. Senza accennare a nessuno lo stato di disagio che stava attraversando.

Magari non c’entra nulla. Magari davvero l’ex generale non riusciva a uscire dal labirinto della sua crisi esistenziale per l’hotel spazzato via dalla valanga (aveva firmato quattro prescrizioni per il beauty center nemmeno entrate nel cono delle indagini). Ma c’è un filo rosso che collega la morte di Conti ai campi petroliferi della Basilicata. Un altro suicidio, per la precisione. Quello di Gianluca Giaffa, responsabile del centro oli di Viggiano (in questo caso una concessione Eni) che nel 2013, prima di togliersi la vita, aveva lasciato un memoriale in cui esprimeva dubbi sul corretto funzionamento dell’impianto.

Possibile che Conti, in due sole settimane, abbia visto qualcosa che lo abbia sconvolto al punto da spararsi alla tempia? Possibile che lui, ufficiale con l’innato senso dell’onore, si sia trovato in contrasto con aspetti che non poteva accettare rivestendo il nuovo incarico? Per ora solo dubbi, ma tali da far aprire alla Procura un’inchiesta per istigazione al suicidio. Un espediente tecnico per continuare ad indagare, quando c’è anche solo un piccolo sospetto, nel caso di una persona che si sia tolta la vita. E infatti il Pm Anna Scasella ha disposto immediatamente il sequestro di computer e telefonini riferibili all’ex generale, per muovere i primi passi dell’indagine.

C’è poi il giallo delle lettere. Una, destinata agli investigatori, è quella che parla dei tormenti per Rigopiano. Un sentimento confermato ad avvocati suoi amici pochi giorni prima del suicidio e che, per questo, rende la pista della crisi di coscienza per le vittime della valanga la più valida. C’è poi una lettera privata ai familiari. Infine potrebbe esistere una terza missiva, perché Conti prima di morire ha comprato tre fogli di carta, tre buste e un francobollo. Ma tre fogli sono stati usati per scrivere i suoi ultimi messaggi e non si sa se ci sia stata davvero una spedizione.

Ieri intanto, in una chiesa affollata come non mai, sono stati celebrati i funerali. «Siamo in tanti perché eri un esempio di rettitudine e amore per la natura: qui c’è tutta Sulmona che vuole manifestarti affetto e riconoscenza» il passaggio più toccante dell’omelia di don Maurizio Nannarone. «Siamo tutti qui perché nel tuo excursus di funzionario dello Stato hai messo la passione per la natura e la legalità, perché in te era presente la consapevolezza della scelta di servire lo Stato: sei stato un vero custode del bene comune» il commiato del generale dei carabinieri forestali Giovanni Nistri.

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