Green Hill, condannati 3 imputati su 4: un anno di carcere al direttore

Green Hill, condannati 3 imputati su 4: un anno di carcere al direttore
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Venerdì 23 Gennaio 2015, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio, 17:39
Tre condanne per maltrattamento e uccisione di animali e un'assoluzione: si è concluso così il primo grado del processo Green Hill - un procedimento giudiziario molto atteso dalle associazioni animaliste e ambientaliste che hanno esultato per la decisione dei giudici - l'allevamento di cani beagle da sperimentazione con sede a Montichiari.

La Prima sezione penale del Tribunale di Brescia ha condannato a un anno e sei mesi Renzo Graziosi e Ghislane Rondot, rispettivamente veterinario e co-gestore di «Green Hill 2001», e ad un anno il direttore dell'allevamento, Roberto Bravi. Assolto invece Bernard Gotti, co-gestore di Green Hill. Per i condannati è stata decretata inoltre la sospensione dell'attività per due anni. Pene meno severe rispetto a quelle ipotizzate dal pm Ambrogio Cassiani, che aveva chiesto una condanna a tre anni e sei mesi per Graziosi, tre anni per Rondot e due anni per Bravi e Gotti, e contestato il reato di falsa testimonianza a cinque dipendenti della struttura.



Gli avvocati difensori di Green Hill, Luigi Frattini e Enzo Bosio, avevano invece chiesto l'assoluzione per gli imputati perchè «il fatto non sussiste e non vi è stata condotta dolosa». Secondo gli avvocati, inoltre, «non ci sono state violazioni e qualora non fossero state rispettate alcune norme, scatterebbe solo una sanzione amministrativa». «Sicuramente ricorreremo in appello» ha annunciato il direttore di Green Hill Roberto Bravi, uno dei tre condannati.



Leggeremo «le motivazioni della sentenza - ha detto - per capire come l'azienda più controllata d'Italia all'improvviso si sia trasformata in quello che impropriamente le associazioni animaliste definiscono »lager«. Intanto - ha aggiunto - l'iniziativa delle associazioni ha causato la perdita di 50 posti di lavoro». Associazioni animaliste che oggi hanno esultato dopo aver condotto una lunga battaglia per la chiusura di Green Hill. «La sentenza di condanna è un riconoscimento a tutte e tutti coloro che in tanti anni hanno partecipato a manifestazioni a Montichiari e in tante altre parti d'Italia e del mondo, hanno digiunato, firmato petizioni, realizzato inchieste giornalistiche, presentato denunce, scavalcato barriere fisiche e ideologiche che difendevano l'indifendibile»: così il presidente della Lav, la Lega anti-vivisezione, Gianluca Felicetti.



L'associazione, che si è costituita parte civile nel procedimento penale, ha annunciato l'intenzione di chiedere «l'imputazione anche per i veterinari dell'Asl di Lonato, dell'Istituto Zooprofilattico di Brescia e dei funzionari della Regione Lombardia e del ministero della Salute, che in tutti gli anni passati avevano scritto che tutto era regolare nell'allevamento». «Una sentenza storica che segna una straordinaria vittoria per gli animali. Il 23 gennaio sarà la Giornata della Memoria dell'animalismo» ha commentato la presidente nazionale dell'Enpa, Carla Rocchi. «Il giorno del giudizio è finalmente arrivato e l'arroganza della Multinazionale è stata abbattuta.



Ormai i tempi della vivisezione sono segnati nonostante le resistenze disumane di chi ha grossi interessi in questo business» ha aggiunto Piera Rosati, presidente nazionale della Lndc (Lega nazionale per la difesa del cane)
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