Giuseppe Balboni, ucciso a 16 anni da un coetaneo: il movente è la droga

Ucciso da un coetaneo nel Modenese, sui social scriveva: «Se mi volete morto, la fila è lunga»
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Mercoledì 26 Settembre 2018, 11:58 - Ultimo aggiornamento: 20:20

Banali screzi tra ragazzi, ma forse anche una questione di droga, un piccolo debito. Si delinea in modo più preciso il movente dell'omicidio di Giuseppe Balboni, il sedicenne ucciso e poi gettato in un pozzo a Tiola di Castello di Serravalle, sulle colline bolognesi. Il delitto è stato confessato ieri nell'interrogatorio da un coetaneo con cui il 17 settembre, il giorno della morte, la vittima aveva un appuntamento. 



Ora il minorenne, fermato dalla Procura per i minorenni, risponde di omicidio aggravato dai futili motivi e dall'occultamento di cadavere. Nei primi atti formulati dalla Procura, che ha chiesto la custodia cautelare in carcere, c'è anche la premeditazione, giustificata dal fatto che il giovane è andato all'appuntamento con Giuseppe portando con sé una pistola, presa al padre. Bisognerà vedere se anche questa ipotesi sarà confermata nell'udienza di convalida del provvedimento, prevista per domani davanti al Gip del tribunale per i minori. Non sembrano comunque esserci dubbi da parte degli investigatori sul fatto che l'omicida abbia agito da solo.

Al culmine di una lite ha sparato a Balboni due volte, colpendolo al viso da distanza ravvicinata, poi ne ha trascinato il corpo fino ad un vicino pozzo profondo circa tre metri, chiuso da una lastra di cemento. Lì la salma è rimasta fino a ieri, quando è stata trovata dai carabinieri che da alcuni giorni stavano setacciando intensamente la zona, dopo la denuncia della famiglia dello scomparso e il ritrovamento di alcuni oggetti personali, tra cui lo scooter. L'indagato avrebbe detto di essere andato all'appuntamento con l'amico portandosi la pistola, carica, per paura e come eventuale difesa. A quanto pare temeva che la discussione con l'amico potesse degenerare e finire male. Il padre, che deteneva regolarmente l'arma, sarà denunciato dai carabinieri per omessa custodia. Il ragazzino infatti si è procurato il revolver calibro 38 insieme alle munizioni, nella casa dove abita con i genitori.

Dopo il delitto e l'occultamento del cadavere nel pozzo, l'arma era stata rimessa nello stesso posto, dove ieri i Carabinieri l'hanno trovata e posta sotto sequestro. Proprio la pistola e la sua accessibilità a un ragazzo così giovane è elemento che fa discutere nel paese già sotto choc per la tragedia. «Sicuramente anche l'arma, forse andava messa sotto custodia. Sotto chiave. Mio padre era un cacciatore e i fucili erano stati sempre in un luogo sicuro. Per quale ragione l'arma era alla portata del ragazzo?», domanda una donna residente nella località Castelletto, a pochi passi da Tiola. «In un paese così piccolo - aggiunge una barista - è stata una notizia terribile. Ho una bambina di 12 anni, non posso pensare a una cosa simile. Si dice sempre che va tutto bene, poi accadono avvenimenti simili. Siamo tutti rimasti colpiti».

 

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