Gino Paoli indagato, 2 milioni trovati in Svizzera. Perquisita la casa

Gino Paoli indagato, 2 milioni trovati in Svizzera. Perquisita la casa
di Eloisa Moretti Clementi
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Venerdì 20 Febbraio 2015, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 15:37

GENOVA Anche Gino Paoli finisce nella tenaglia della Guardia di finanza: il cantautore è indagato dalla procura di Genova per una presunta evasione pari a ottocentomila euro, la componente spettante al fisco di due milioni che Paoli avrebbe trasferito in Svizzera nel 2008. Ieri le Fiamme gialle hanno perquisito la sua residenza genovese a caccia di documenti che comprovino il trasferimento illecito in una banca elvetica. L’indagine è scattata dall’intercettazione, autorizzata nell’ambito dell’inchiesta su Banca Carige, di alcune conversazioni tra Gino Paoli e il commercialista Andrea Vallebuona, attualmente in carcere perché implicato nella maxi truffa alla banca genovese. L’operazione sarebbe avvenuta attraverso il Centro fiduciario della banca genovese, già all’attenzione degli inquirenti.

L’ILLECITO

L’illecito del cantautore, emerso in modo accidentale, non riguarderebbe dunque l’affaire Carige.

Secondo la Guardia di finanza, l’unico legame potrebbe essere il Centro fiduciario della banca: uno strumento strategico nelle mani dell’ex dirigenza per tutelare alcuni clienti importanti nelle operazioni finanziarie più delicate. Il reato ipotizzato, in questo caso, è riciclaggio.

Lo studio di Vallebuona, consulente dell’ex presidente di Carige Giovanni Berneschi, era sottoposto a intercettazioni ambientali e in questo modo sarebbe venuta a galla anche la presunta frode del cantautore. Un trasferimento verso Lugano di due milioni di euro, mai rimpatriati con lo scudo fiscale e di cui non c’è traccia nella dichiarazione dei redditi del 2009 dell’artista. Resta da capire, e da dimostrare, verso quale banca svizzera avrebbero preso il volo.

IL QUADRO

Insieme a Paoli, sono indagati anche la moglie Paola Penzo e due soci del cantante, ma non il commercialista: «Il mio cliente - ha detto l’avvocato Romano Raimondo - precisa di avere avuto un breve rapporto professionale con il cantautore nei primi mesi del 2014. Paoli lo aveva contattato per un incarico relativo a interessi economici della sua famiglia, nel territorio dello Stato. Successivamente aveva accennato a un possibile rientro di capitali dall’estero. Un discorso che poi è finito lì».

Oltre alla sua abitazione sulle alture di Genova, la Guardia di finanza ha perquisito anche tre società domiciliate presso la “Sis data” e intestate a Gino Paoli, attuale presidente della Siae. Proprio il suo ruolo istituzionale al vertice della Società italiana degli autori ed editori lo ha esposto alle critiche del Movimento 5 Stelle, anche se l’amico di vecchia data Beppe Grillo finora ha scelto di rimanere nell’ombra:

«Aspettiamo che la magistratura faccia il suo corso, ma le notizie riportate dalla stampa ci inducono a chiedergli di valutare seriamente le dimissioni dalla sua carica - è la formula, prudente ma chiara, con cui il gruppo del M5S alla Camera ha sferrato il suo attacco - mentre la magistratura indaga su Paoli, migliaia di artisti non ricevono i compensi che gli spetterebbero, perché trattenuti dalla Siae che li utilizza anche per compiere operazioni finanziarie».

Solo ieri, l’autore di successi come “Il cielo in una stanza” e “Senza fine” esultava per una sentenza contro le copie private di album e cd: «Viva il Consiglio di Stato. Viva il diritto d’autore».

Una tutela spassionata della legalità che oggi cozza con la scomoda immagine di evasore fiscale.

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