Ginecologo ucciso a Milano: non ci sono impronte sul coltello. Dal suicidio ai soldi nel paradiso fiscale. Tutte le ipotesi investigative

Ginecologo ucciso a Milano: non ci sono impronte sul coltello
di Stefania Piras
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Martedì 22 Dicembre 2020, 20:27 - Ultimo aggiornamento: 21:36

Continuano le indagini sull'omicidio del ginecologo Stefano Ansaldi, sgozzato sabato pomeriggio nei pressi della stazione ferroviaria di Milano, davanti a un palazzo in ristrutturazione tra via Macchi e via Scarlatti. Accanto al corpo del medico è stata ritrovata l'arma del delitto: un coltello da cucina che in seguito è stato analizzato dalla Scientifica. Da una prima analisi, a quanto riferito in Procura, non sarebbero state rilevate per ora impronte sul coltello. Le analisi della Scientifica sono ancora in corso.

 

Da quanto è stato spiegato, nelle indagini dei carabinieri, coordinate dall'aggiunto Pedio e dal pm Scudieri, tutte le ipotesi sulla morte di Ansaldi, che indossava guanti in lattice, sono al vaglio e non c'è ancora una pista prevalente.

I due testimoni, che hanno visto l'uomo crollare a terra, non hanno notato persone fuggire. Gli investigatori sono certi che l'incontro tra Stefano Ansaldi e il suo assassino fosse programmato. In sostanza: la vittima conosceva il killer e l'omicidio sarebbe stato il frutto di un agguato premeditato. Proviamo a rimettere in fila le notizie emerse finora.

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Le piste investigative 

La pista della rapina finita male ha perso quota ma non viene esclusa al 100%. Le piste più accreditate al momento sono quella della vendetta personale e dei soldi nel paradiso fiscale. C'è infine anche la pista del suicidio, visto che l'arma è stata rinvenuta accanto al cadavere e che non sono state viste persone fuggire mentre il medico agonizzava. «L'abbiamo visto crollare a terra, è sopravvissuto pochi secondi», hanno raccontato i due testimoni che erano in via Macchi quel pomeriggio. «Non abbiamo visto persone fuggire», hanno aggiunto. 

La vendetta personale sarebbe giustificata dai movimenti inferti con il coltello da qualcuno in preda a una rabbia cieca. Movimenti particolarmente efferati, dunque, stando ai ragionamenti degli inquirenti; la coltellata mortale è quella che ha tagliato la gola al ginecologo, trovato in una pozza di sangue. Era amatissimo dalle sue pazienti, i ricordi e i necrologi trasudano stima profonda. Ansaldi aveva uno studio privato avviato in piazza Cavour a Napoli, ed era un punto di riferimento per le coppie che scelgono la fecondazione assistita. Può essere che qualche paziente sia rimasta delusa e si sia vendicata così? E perché a Milano, se non risultano visite o comunque impegni lavorativi del ginecologo nel capoluogo milanese? 

La seconda pista prende in considerazione un lato inedito del medico: i soldi in un paradiso fiscale. Come riporta il Corriere della Sera Ansaldi aveva denunciato un anno fa la scomparsa di un assegno in bianco firmato di suo pugno e destinato a una società di Malta. Come si collega questo episodio con l'omicidio? Ancora non è chiaro. 

 

La scena del delitto  

I dettagli messi insieme offrono un puzzle molto composito. Il ginecologo al momento dell'agguato mortale indossava dei guanti in lattice. Perché? Era sceso dal treno tre ore prima, aveva ancora necessità di proteggersi dal possibile contagio del coronavirus? Altro dettaglio sanitario: il ginecologo era inserito in una lista di persone da avvertire per un sospetto contagio Covid. Aveva l'obbligo di autoisolarsi, e allora perché è partito per Milano?

Sulla scena del delitto compaiono vicino al cadavere il Rolex, sfilato dal polso e chiuso come per essere riposto, e il coltello da cucina con il quale il medico è stato sgozzato. Non sono stati ritrovati il portafogli e il cellulare; cosa che rende più difficili le indagini poiché gli investigatori possono analizzare i tabulati ma non i messaggi arrivati. 

Si continua a scavare nella vita privata di Ansaldi: ogni informazione può essere utile a capire cosa è successo quel sabato pomeriggio. Già ieri familiari, amici, colleghi erano stati sentiti a Napoli, dove sono state effettuate acquisizioni nell'abitazione dove viveva e nello studio. Un lungo e complesso lavoro per capire il motivo del viaggio di Ansaldi da Napoli a Milano con un biglietto di sola andata e con una valigetta con dentro pochi oggetti personali e nessun cambio di vestiti per fermarsi almeno una notte. «Non c'è una pista prevalente, tutte sono al vaglio», viene spiegato in Procura. 

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