Gheddafi: 5 miliardi o l'Europa sarà nera
Opposizione e Fli: visita imbarazzante

Gheddafi e Berlusconi
9 Minuti di Lettura
Lunedì 30 Agosto 2010, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 23:41

ROMA (30 agosto) - Cresce la polemica per la visita di Muammar Gheddafi a Roma, che oggi ha incontrato nella sua tenda il premier Silvio Berlusconi. Domenica al suo arrivo il leader libico ha ricevuto centinaia di ragazze reclutate per l'occasione, come aveva già fatto nella visita del novembre scorso nella capitale, auspicando che l'Islam diventi «la religione di tutta l'Europa». Incontro ripetuto poi oggi. Le affermazioni del colonnello intanto hanno scatenato reazioni furibonde. Quello che qualcuno ha già definito il "circo Gheddafi" intanto irrita i cattolici e crea imbarazzi anche nel Pdl e nella Lega. Mentre i finiani definiscono la visita del leader della rivoluzione libica una pagliacciata.

Oggi intanto Berlusconi ha incontrato Gheddafi nella tenda del colonnello allestita nel giardino della residenza dell'ambasciatore libico a Roma. Poi Berlusconi e Gheddafi hanno inaugurato l'Accademia libica a Roma. Il premier, che ha avuto un colloquio privato con Gheddafi di circa mezz'ora nel quale si è discusso di politica internazionale ed economia, era accompagnato dal ministro degli Esteri, Frattini, e dai sottosegretari alla presidenza del Consiglio Letta e Bonaiuti. In serata la festa alla caserma dei carabinieri, con il carosello dei carabinieri e il carosello di trenta cavalli berberi. Il premier ha offerto all'ospite l'Iftar, la tradizionale cena del Ramadan.

Frattini: dall'opposizione critiche senza senso, Gheddafi leader importante. Secondo il ministro Frattini le critiche dell'opposizione per la visita di Gheddafi non hanno senso: «E' gente che non conosce affatto né la politica estera né gli interessi dell'Italia - ha detto - Gheddafi è un leader importante per tutto il Medio Oriente, e noi da questa opposizione non ci aspettiamo niente».

Berlusconi: chi non capisce i vantaggi dell'amicizia con la Libia appartiene al passato. Alle critiche Silvio Berlusconi ha replicato nel corso della cerimonia dedicata alla giornata di amicizia italo-libica. «Chi non capisce che l'amicizia tra Libia e Italia è un vantaggio per tutti appartiene al passato ed a schemi superati, noi guardiamo al futuro»,

«Col Trattato si è chiusa una ferita». A proposito della firma del Trattato di amicizia, Berlusconi ha detto: «Quella firma ha segnato un momento storico per i nostri due Paesi, abbiamo inaugurato una nuova era nelle relazioni fra Italia e Libia, così come fra le due sponde del Meditterraneo. Tutti dovrebbero rallegrarsene, abbiamo chiuso una ferita ed è cominciata una vita nuova, possiamo affrontare il futuro con ottimismo e con la volontà di recuperare il tempo perduto, dobbiamo e vogliamo farlo per il bene dei nostri popoli. E' significativo che le celebrazioni abbiano luogo nella caserma Salvo D'Acqisto: significa che abbiamo davvero voltato pagina, che il passato del popolo libico carico di sofferenze è ormai consegnato ai libri di storia e ai libri fotografici. Invito tutti a visitare l'archivio fotografico relativo ai tempi della nostra occupazione e del colonialismo. Invito tutti ad andare a visitare quell'archivio perché le immagini mostrano un dolore e la tragedia che si infligge a un popolo quando lo si vuole dominare e quando si vuole occupare militarmente il suo territorio».

Gheddafi: via le flotte Usa dal Mediterraneo. Oltre quaranta minuti è durato l'intervento fiume di Muammar Gheddafi alla cerimonia alla caserma dei carabinieri. Berlusconi, prima di lui, aveva parlato per meno di 10 minuti, mentre il leader libico, anche in questo caso, ha voluto confermare la sua straripante oratoria. Gheddafi, facendo riferimento alla presenza di flotte straniere nel Mediterraneo, ha detto che questo «è un mare interno e per questo deve essere libero da flotte militari degli Stati non rivieraschi. Deve essere un mare di pace, e perciò, come altri mari interni come il Mar Caspio o il Mar Nero, non deve prevedere la presenza di flotte militari dei Paesi che non vi si affacciano». Non solo. Per Gheddafi il Mediterraneo, «il mare più inguaiato al mondo, deve essere pulito, e per questo occorre anche un'operazione congiunta tra Italia e Libia».

«Cinque miliardi per evitare che l'Europa diventi"nera"». Gheddafi si è spinto fino a chiedere 5 miliardi di euro all'Unione europea per contrastare una «pericolosa» immigrazione che può far diventare «nera» l'Europa. Non appena presa la parola, infatti, Gheddafi ha subito fatto presente «i drammi e le sofferenze» subite dal popolo libico a causa dell'invasione italiana, drammi rtuttora presenti tra la popolazione del Paese. Anche Berlusconi, ha raccontato il Colonnello, si è oggi commosso «al punto di piangere» alla visione delle fotografie «ufficiali» esposte nella mostra inaugurata oggi pomeriggio dai due leader e che documentano la dolorosa pagina del colonialismo italiano. Era un'altra Italia, ha aggiunto Gheddafi. Oggi c'è il Trattato di amicizia e nuove sfide da affrontare insieme, prima fra tutte, quella della «pericolosa» immigrazione africana che spetta alla Libia, «ponte» privilegiato tra l'Africa e l'Europa, contrastare con l'aiuto economico dell'Unione europea. Cinque miliardi di euro è la cifra richiesta da Gheddafi per impedire che «l'Europa - così ha prospettato il colonnello - un domani potrebbe non essere più europea e diventare addirittura nera perché - ha spiegato - in milioni vogliono venire in Europa».

«L'Europa potrebbe distruggersi come avvenne con le invasioni barbariche». «Attualmente - ha affermato Gheddafi dipingendo uno scenario fosco - subiamo una immigrazione dall'Africa verso l'Europa, ma in questo momento si tratta di una cosa molto pericolosa: non sappiamo che cosa succederà, quale sarà la reazione degli europei bianchi e cristiani di fronte a questo movimento di africani affamati e non istruiti.

Non sappiamo se l'Europa resterà un continente avanzato e coeso o se si distruggerà come avvenne con le invasioni barbariche. Dobbiamo immaginare che questo possa succedere - ha sottolineato a sostegno del proposta da lui stesso avanzata - e prima che succeda dobbiamo lavorare insieme, fermare l'immigrazione sulle frontiere libiche. L'Europa ci deve ascoltare, mentre tocca all'Italia sostenere in sede europea la richiesta di fare della Libia l'avamposto chiave nel contrasto all'immigrazione clandestina.

L'islam «è l'ultima religione: se bisogna credere in una sola fede, deve essere quella di Maometto», aveva sostenuto in giornata Gheddafi rivolgendosi alle 200 ragazze ospitate all'Accademia libica per la seconda lezione di Corano impartita dal rais. A riferire le parole del rais è stata una dello hostess, Elena Racoviciano giunta da Napoli per incontrare il colonnello. «Non c'è stata alcun tentativo di convinzione, non ci ha detto di convertirci», ha raccontato Elena.

«In Libia la donna è più rispettata che in Occidente e negli Stati Uniti», ha detto ancora il colonnello. Ieri, nel primo incontro con le ragazze italiane, Gheddafi le aveva anche invitate a sposare uomini libici. Il leader ha quindi sottolineato che in occidente «la donna fa dei lavori non consoni al proprio fisico». E ha posto come esempio il mestiere del macchinista dei treni: «Una donna può farlo ma è un lavoro troppo pesante, in Libia non sarebbe mai possibile». Elena ha poi aggiunto che prima di questo incontro le 200 hostess avevano un'idea sbagliata del ruolo della donna in Libia, dove - secondo quanto è emerso dall'incontro - «è libera e

rispettata».

La "conversione" all'Islam di tre ragazze suggellata ieri da Gheddafi durante la lezione di Corano con oltre cinquecento ragazze si è consumata tra le foto dello stesso colonnello da un lato e dall'altro del premier Berlusconi, affisse ai lati di un tavolo dove erano disposte varie copie del Corano, ha raccontanto a Sky Tg24 Erika, una delle hostess che ha partecipato all'incontro e che già ieri ha riferito del sogno del leader libico di una «Europa islamizzata». Le tre ragazze, ha riferito ancora Erika, «erano felici e contente»: «Hanno acconsentito a cambiare nome e chissà cos'altro...».

Franceschini: offesa la dignità delle donne e del Paese. «E' inimmaginabile per qualsiasi Paese normale europeo guidato dalla destra offrirsi per costruire un palcoscenico a Gheddafi e per far sfilare 500 ragazze a pagamento mandate da un'agenzia per far finta di essersi convertite all'Islam - ha detto Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera - C'è di mezzo la dignità di un Paese e la dignità delle donne italiane».

«Credo che la visita del colonnello Gheddafi, a parte tanti altri aspetti che definire imbarazzanti è poco, sul piano del confronto politico suggerisca al mondo cattolico italiano un dibattito tra la laicità positiva di Fini e la condiscendenza del governo italiano alla rozza propaganda islamista di un Capo di Stato straniero nel nostro Paese, che ospita la Santa Sede e i cui cittadini sono in grande maggioranza cattolici», ha affermato il fianiano Carmelo Briguglio, deputato di Futuro e libertà per l'Italia.

«Vi immaginate Gheddafi che va a Parigi o a Berlino e organizza un incontro con 500 hostess per dir loro "diventate musulmane"? Noi no. E non a caso Gheddafi certe pagliacciate - è il termine giusto - le viene a fare a Roma, non a Parigi o a Berlino. Evviva la Realpolitik, ma sui libri di Kissinger non c'è scritto che bisogna concedere ai dittatori la passerella sul suolo patrio, in regime di liceità assoluta: Roma in questi giorni sembra un possedimento extraterritoriale libico», scrive Gianmario Mariniello, direttore di Generazione Italia, sul sito dell'associazione finiana.

«Se l'Italia è diventata la Disneyland di Gheddafi, il parco-giochi delle sue vanità senili, la ragione è purtroppo politica. Nelle passeggiate romane il rais libico non esibisce il suo temperamento eccentrico, ma la sua legittimazione, la sua amicizia con il premier, la sua paradossale centralità nella politica internazionale di un governo, quello berlusconiano, che è progressivamente passato dall'atlantismo all'agnosticismo, dalle suggestioni neo-con alla logica commerciale, per cui il cliente, se paga, ha sempre ragione. E visto che Gheddafi paga, le sue diventano anche le "nostre" ragioni e la sua politica la "nostra"». Anche Ffwebmagazine, periodico on line della fondazione finiana Farefuturo critica duramente la visita a Roma del leader libico.

«Più che teatrino libico è il teatrino della politica estera di Berlusconi dove tutto è concepito nel rapporto tra amici e così noi siamo fuori dai paesi che contano», ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, a Repubblica tv, definendo la visita del colonnello «un termometro del berlusconismo dove anche la donna è diventata quasi oggettistica».

«Lo squallido e irritante show concesso dal governo a Gheddafi è una vergogna inaccettabile. In nome di chissà quali interessi economici si dimentica che il leader libico è uno dei peggiori dittatori che ci siano, un campione mondiale del non rispetto dei diritti umani e un finanziatore del terrorismo», ha affermato in una nota il capogruppo dell'Italia dei valori al Senato, Felice Belisario.

«Lo spettacolo messo in atto da Gheddafi a Roma è intollerabile. È preoccupante l'indifferenza con cui molti vi assistono e partecipano, per come viene presentato all'opinione pubblica. Non mi convince il fatto che si tenti di ridurre lo show del leader libico a folclore perché siamo di fronte a gesti e atti che offendono la nostra cultura e la dignità dell'Italia», ha affermato il deputato dell'Unione di Centro, Savino Pezzotta.

Bonino: ogni volta è peggio. «Ogni volta che Gheddafi torna a Roma è sempre peggio della precedente, con qualche elemento di kitsch in più, come quello della conversione, con toni sgradevoli dal punto di vista istituzionale, come se stesse visitando non un Paese amico ma prostrato, senza che nessuno di coloro che lo hanno invitato gli faccia notare qualcosa». Lo ha detto a Radio Radicale la vicepresidente del Senato Emma Bonino. «Poi la sostanza è sempre quella, gli affari commercali, che si fanno, certo, ma che si possono fare anche con più trasparenza», conclude Bonino.

La Cei: l'importante è il dialogo per tutelare i migranti. Quella del leader libico Muammar Gheddafi è «una parola provocatoria che per noi europei dovrebbe suonare molto positivamente: finiamola di considerare la religione un aspetto secondario della nostra identità e soprattutto finiamola di tentare di relegare il patto religioso all'ambito meramente privato, come se ostacolasse il progresso e lo sviluppo delle persone». Ad affermarlo ai microfoni di Radio Vaticana è monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del consiglio della Cei per gli affari giuridici, che ha in programma un incontro con Gheddafi questa sera nel corso delle celebrazioni dell'amicizia italo-libica. «Il patto religioso - spiega mons. Mogavero - è un aspetto integrante e fondamentale dell'identità di una persona e dell'identità di un popolo. Purtroppo noi, in Europa, a tutto questo abbiamo rinunciato da tempo e ne è una testimonianza significativa il rifiuto del riferimento alle radici cristiane dell'Europa nel Trattato dell'Unione».

«La conversione non è un abito che si indossa o si smette nel giro di pochi momenti. È, invece, un itinerario serio che comporta una revisione di vita. Non credo ad una conversione istantanea», aveva già detto Mogavero. «Il mio interesse - ha continuato Mogavero - è prevalentemente di carattere umanitario. L'interlocutore libico è indispensabile perché questi poveri potenziali richiedenti a Dio, rifugiati politici o comunque uomini e donne in cerca di una speranza di vita nuova e diversa rispetto a quella che devono subire nel proprio paese hanno bisogno di avere un orizzonte di speranza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA