Crollo della torre di Genova, condannato a 10 il comandante della Jolly Nero

Crollo della torre di Genova, condannato a 10 il comandante della Jolly Nero
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Mercoledì 17 Maggio 2017, 16:39 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 09:10

Alle 23.05 del 7 maggio 2013 il motore del cargo Jolly Nero, durante la manovra di uscita dal porto di Genova si spense. Qualcosa non funzionò, qualcosa si ruppe e la grande nave in abbrivio buttò giù la Torre Piloti causando 9 morti e 4 feriti. Oggi, 4 anni e 10 giorni dopo quella tragedia, il tribunale di Genova, dimezzando le richieste del pm, ha condannato a 10 anni e 4 mesi di reclusione il comandante della Jolly Nero Roberto Paoloni (per lui il pm aveva chiesto 20 anni e 6 mesi), a 4 anni e 2 mesi il pilota Antonio Anfossi (contro una richiesta di 10 anni e 6 mesi), a 8 anni e 6 mesi il primo ufficiale della Jolly Lorenzo Repetto (per il quale erano stati chiesti 10 anni e 6 mesi). Condanna invece a 7 anni per il direttore di macchina del cargo Franco Giammoro (il pm per lui aveva chiesto 10 anni e 6 mesi).

Le condanne, a vario titolo, sono per i reati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Il giudice ha assolto, perché il fatto non sussiste, il delegato della Messina Giampaolo Olmetti (il pm aveva chiesto 17 anni) e il terzo ufficiale della Jolly Cristina Vaccaro (contro una richiesta di 8 mesi). La società Ignazio Messina è stata ritenuta responsabile del solo illecito amministrativo per una sanzione di 1 mln e 50 mila euro contro quanto affermato dal pm che aveva chiesto il commissariamento per 1 anno con corresponsione degli utili allo Stato e una sanzione di 2 mln e 250 mila euro. Ai parenti e familiari delle 9 vittime e dei feriti sono state concesse provvisionali per quasi 6 mln che dovranno essere corrisposte da Paoloni, Anfossi, Repetto e Giammoro con il legale rappresentante della Messina. Riconosciute provvisionali per 5 mln al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, 6 mln e 500 mila euro per il ministero della Difesa e 3 mln per il ministero dell'Economia.

L'immagine rimasta nella memoria è stata per molto tempo una teoria di sarcofaghi nel piazzale della Capitaneria, lo stallo vuoto che qualche giorno dopo ha ospitato la bara del sergente Jacoviello, le mani mozzate della statua della Madonna finite tra le macerie. E la frase registrata dalla scatola nera della Jolly pronunciata da Paoloni: «Eh niente, buttato giù la torre dei piloti... saranno tutti morti». Si, erano tutti morti. Il 15 maggio, i funerali di Stato alla presenza dell'allora Presidente Napolitano. Poi la ricerca delle responsabilità che ha portato a istruire un processo difficile e complesso. Ma questa sentenza non esaurisce la ricerca della verità. Ci sono altre due indagini: una sulla costruzione della Torre in quel particolare luogo, indagine che ha già due persone iscritte nel registro degli indagati, e la seconda che riguarda alcuni ispettori del Registro navale, il Rina, l'ente che certificava le navi per la società Messina. La storia della Torre Piloti del porto di Genova, abbattuta dal cargo Jolly Nero non si può ancora dire conclusa.


«Assassini, assassini. Avete ammazzato 9 persone, non finisce qui». Lo hanno gridato in aula, subito dopo la lettura della sentenza. Le accuse dei parenti delle vittime era rivolto in modo particolare al comandante della Jolly Nero, Roberto Paoloni, condannato a 10 anni e 4 mesi: il marittimo, presente in aula, si è allontanato inseguito dai familiari trattenuti dai loro avvocati. Durante la requisitoria il pm aveva chiesto per il comandante 20 anni e 7 mesi. «Non ci siamo proprio, i veri responsabili, Olmetti e i Messina, sono stati il primo assolto e i secondi puniti con una multa. Paoloni è un mascalzone». Lo ha detto Adele Chiello, madre di Giuseppe Tusa, uno dei militari della capitaneria morti nel crollo della Torre. «Ho creduto nella magistratura, ma sono delusa. Il pm ha lavorato bene, ma non ci siamo. Bisogna far uscire la melma dal porto di Genova».

«Non mi fermo, su questo non c'è ombra di dubbio. Né io né i miei avvocati, io voglio giustizia. E questa non è giustizia». Sono le parole di Adele Chiello, la mamma di Giuseppe Tusa, marinaio della guardia costiera, una delle vittime del crollo della Torre Piloti del porto di Genova. Tusa, originario di Milazzo, aveva 30 anni ed era in servizio come radarista della torre di controllo nello scalo genovese la notte del disastro avvenuto a Molo Giano. Grida di dolore e di protesta da parte dei familiari delle 9 vittime dopo l'assoluzione di Giampaolo Olmetti, il delegato all'armamento della Messina. «I delinquenti sono le società e chi le gestisce - ha detto la donna fuori dall'aula, con una foto tra le mani del figlio - Olmetti è un membro della società, del consiglio di amministrazione. Con libertà assoluta di decisioni, patrimoniali, economiche, in tutti i sensi. Novanta incidenti e avarie della flotta Messina e nessuno ne sapeva niente.

Allora stiamo giocando?»

 

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