Gabrielli: «Isis, la sicurezza funziona ma anche noi pagheremo un prezzo»

Gabrielli: «Isis, la sicurezza funziona ma anche noi pagheremo un prezzo»
di Sara Menafra
3 Minuti di Lettura
Domenica 8 Gennaio 2017, 08:53

ROMA La frase è sicuramente d'effetto, tanto più se a pronunciarla è il capo della Polizia: «Lo dico in maniera molto cruda: prima o poi anche noi un prezzo lo dovremo pagare. Ci auguriamo sia quanto più contenuto possibile», ma, ha detto Franco Gabrielli, «noi dentro a quella minaccia ci siamo. Le indagini, spesso successive ai rimpatri, hanno dimostrato che buona parte delle persone fermate nel nostro Paese perché considerate vicine all'Isis stava realmente per compiere attentati e fare morti. Questo, però, non deve toglierci la nostra libertà. Saremmo sconfitti solo se ci lasciassimo condizionare nella nostra quotidianità».

L'ALLARME
Il prefetto ne ha parlato ieri in particolare con il Quotidiano nazionale, ma la notizia ha fatto rapidamente il giro di siti e agenzie nel corso della giornata. Il fatto che l'Italia non sia ancora stata toccata direttamente dal terrorismo di matrice islamista «è il frutto di diversi fattori. Oltre all'ottimo lavoro di prevenzione, il punto è che non abbiamo sacche gravi di marginalizzazione e che noi i sospetti terroristi li espelliamo subito», ha detto. «La verità è che se la smettessimo di giudicarci più coglioni degli altri, scopriremmo che in molti casi siamo migliori». In merito alla radicalizzazione in Rete, «sarebbe sbagliato limitare l'uso del web, mentre è giusto indagarlo con squadre e strumenti speciali. È quel che facciamo quotidianamente».
Nei giorni scorsi è diventata virale perché rilanciata migliaia di volte via Whatsapp una circolare arrivata alle polizie di frontiera di Venezia, Tarvisio e Fiumicino circa la possibilità che fosse messo a segno «un attacco terroristico di matrice islamica nei giorni dal 2 al 6 gennaio». Al di là delle polemiche sulla diffusione sui social, ma minaccia era decisamente circostanziata, visto che arrivava dall'intelligence di un paese amico. La nota degli 007 mediorientali ipotizzava che i terroristi potessero decidere di colpire attraverso l'uso di
droni, ma anche di grosse auto fuoristrada, simili a quelle che sono sparite da un concessionario della Capitale, tra il 18 e il 19 dicembre, o anche di taxi che è molto più difficile controllare, perché possono circolare liberamente nel centro storico delle città.

CIE E PROCEDURE
Il capo della polizia ha anche detto che appoggia totalmente il piano del Viminale sia per quel che riguarda la riapertura dei Cie sia a proposito della semplificazione delle procedure di richiesta di asilo, con l'eliminazione dell'appello giudiziario dopo una prima valutazione in tribunale delle scelte fatte dalle commissioni prefettizie. E su entrambi i punti sono arrivate parole di apprezzamento, specie dal centrodestra. «E' prioritario per la Lombardia, la Regione che ospita il maggior numero di richiedenti asilo, oltre 23mila ( e di questi oltre l'80% sono africani che non scappano da nessuna guerra e pertanto sono clandestini), avere nel più breve tempo possibile un Cie operativo, per identificare rapidamente ed espellere questi clandestini».ha dichiarato il deputato leghista Paolo Grimoldi. E Laura Ravetto di Forza Italia si è detta disposta a votare la riforma della procedura sulle richieste di asilo.