Fiera Milano, infiltrazioni mafiose. Il gup: «Referente degli appalti legato a Cosa nostra»

Fiera Milano
di Claudia Guasco
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 26 Aprile 2017, 20:01 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 16:55
MILANO In tre anni ha fatturato «oltre 20 milioni di euro». Ma secondo l’accusa gli affari di Giuseppe Nastasi, titolare di fatto di Dominus, il consorzio che ha lavorato «esclusivamente» con Nolostand, società controllata di Fiera Milano, sarebbero redditizi ma non cristallini. «Ha volontariamente agito con la finalità di agevolare la mafia», ipotizzando anche «la possibilità di porre tale attività a disposizione e al servizio di un soggetto del calibro mafioso di Matteo Messina Denaro», scrive il gup Alessandra Dal Corvo nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 3 febbraio, ha condannato Nastasi a 8 anni e 10 mesi di carcere nel processo con rito abbreviato sul caso delle presunte infiltrazioni mafiose nella società fieristica.

FONDI NERI
Per il giudice, che ha emesso altre otto condanne - tra cui i 3 anni e 8 mesi a Calogero Nastasi, padre e presunto prestanome di Giuseppe - e ha ratificato un patteggiamento, il titolare di fatto del consorzio avrebbe manifestato «particolare abilità nel creare un meccanismo illecito sofisticato» che ha consentito da un lato «l’accumulo di ingente ricchezza» e dall’altro di finanziare «la cosca mafiosa di Pietraperzia». Inoltre, scrive il gup, si tratta di una persona «di elevata pericolosità sociale in quanto ideatore e promotore di un sodalizio criminoso strutturato per operare in modo duraturo, programmato e continuato attraverso condotte di evasione fiscale e di riciclaggio e con una palesata capacità di infiltrazione nella realtà imprenditoriale lombarda», negli appalti legati a Fiera Milano e anche in occasione di Expo. Stando all’inchiesta del pm della Dda di Milano Paolo Storari, con il suo consorzio Dominus nel giro di due anni, tra il 2013 e il 2015, Nastasi si sarebbe accaparrato quasi 20 milioni di lavori in Fiera Milano e con un «sistema» di società «cartiere», produttrici di fatture false, avrebbe creato «fondi neri» finiti in parte anche nelle tasche di esponenti di Cosa Nostra. Una vicenda che ha condotto nei mesi scorsi prima al commissariamento da parte della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano di Nolostand e poi all’amministrazione giudiziaria del settore allestimento stand della stessa Fiera. Commissariamento che è stato poi ampliato, sempre su decisione dei giudici, ad altri settori del gruppo, benché sia stata respinta la richiesta di amministrazione giudiziaria «totale» formulata dalla Dda sulla base di un nuovo filone su presunte tangenti pagate da alcune imprese per lavorare.

VICINO AL “CAPO DEI CAPI”
Il pm Storari nella requisitoria ha depositato alcuni atti per dimostrare come Nastasi e il suo ex braccio destro Liborio Pace (imputato nel processo con rito ordinario ancora in corso) - arrestati lo scorso luglio insieme ad altre nove persone - avrebbero avuto un atteggiamento da «intranei» all’entourage del “capo dei capi” Messina Denaro.
Il gup con la sentenza ha anche riconosciuto a Fiera Milano, Nolostand e al Comune di Milano risarcimenti come parti civili da quantificare in relazione al reato principale di associazione per delinquere aggravata dalla finalità mafiosa. Le ripercussioni della vicenda giudiziaria, sottolinea il giudice, «si traducono in un evidente disincentivo agli investimenti, essendo fatto notorio che la presenza di infiltrazioni mafiose in seno al settore degli appalti compromette la libertà e l’autonomia imprenditoriale e vanifica i criteri della libera concorrenza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA