Ferrara, l'ex compagno di cella diventato l'esca per arrestare Igor

Ferrara, l'ex compagno di cella diventato l'esca per arrestare Igor
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Sabato 2 Giugno 2018, 20:46
Racconta di avere fatto da esca, consentendo la cattura di Igor Vaclavic-Norbert Feher, l'uomo che tra Italia e Spagna ha ucciso cinque persone prima di essere arrestato lo scorso 15 dicembre a Teruel in Aragona. Luigi Scrima - 40 anni, compagno di cella per un periodo del killer oggi in carcere in Spagna - da Valencia, dove vive, si racconta in un'intervista alla Nuova Ferrara. Dice di come sia stato coinvolto nell'indagine sui complici che hanno aiutato Igor il Russo a lasciare l'Italia: «Tutti continuano ad associarmi a Igor, ma lui ha ammazzato 5 padri di famiglia, io non ci sto, non sono mai stato suo complice, lo sanno quelli che indagano, nonostante io abbia dato loro il mio aiuto: anche i servizi segreti me l'hanno chiesto e credevo fossero cose solo da film. Mi hanno proposto che se li aiutavo a prenderlo vivo mi avrebbero pagato: gli ho detto che non sapevo niente di lui e fin dalla prima volta che i Carabinieri del Ros fecero il blitz a casa mia (la notte tra l'8 e 9 aprile, dopo l'omicidio Verri, ndr) gli dissi di cercare a Valencia: Igor diceva che Valencia era casa sua».

Proprio a Valencia era finito a vivere anche Scrima, 
«per una fottuta coincidenza», racconta. A suo dire, era quindi diventato l'«esca» perfetta per catturare Igor. «Sono andato via nel giugno dell'anno scorso, li avevamo tutti addosso gli inquirenti che cercavano Igor e lo cercavano tramite me. Per gli inquirenti - osserva - io ero il colpevole, conoscevo Igor e pertanto l'avevo aiutato. Così con la famiglia (compagna e 4 figli, ndr), abbiamo messo tutto insieme e siamo partiti. Scappato dall'Italia? No, non sono scappato, mi hanno lasciato andare». Nonostante si trovasse in affidamento ai servizi sociali a Lugo, da scontare ancora per 5 mesi, e avesse un'altra pena residua di un anno.

«Mi hanno lasciato andare via: quel giorno che sono partito, a giugno, sono stato fermato a Reggio Emilia e i Carabinieri mi hanno solo denunciato a piede libero per la violazione della misura cautelare.
Ho continuato il mio viaggio e alla frontiera, a Ventimiglia mi stavano aspettando, era come se avessi Igor in macchina. C'era uno spiegamento di Carabinieri che non vi dico: erano convinti che passassi la frontiera con Igor nel baule dell'auto». Quando a dicembre, dopo avere freddato tre uomini, «hanno arrestato Igor, mi sono venuti i brividi, perché anche io ero qui, poco lontano da dove aveva ucciso. Quando sui giornali ho letto che gli avevano sequestrato telefoni, computer mi sono tranquillizzato. Dall'ultimo messaggio su Messenger che gli avevo inviato nell'aprile dell'anno scorso, non ho più avuto contatti con lui: gli avevo scritto "Igor ma che c... stai combinando". Lui non mi ha mai risposto».
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