Proprio a Valencia era finito a vivere anche Scrima, «per una fottuta coincidenza», racconta. A suo dire, era quindi diventato l'«esca» perfetta per catturare Igor. «Sono andato via nel giugno dell'anno scorso, li avevamo tutti addosso gli inquirenti che cercavano Igor e lo cercavano tramite me. Per gli inquirenti - osserva - io ero il colpevole, conoscevo Igor e pertanto l'avevo aiutato. Così con la famiglia (compagna e 4 figli, ndr), abbiamo messo tutto insieme e siamo partiti. Scappato dall'Italia? No, non sono scappato, mi hanno lasciato andare». Nonostante si trovasse in affidamento ai servizi sociali a Lugo, da scontare ancora per 5 mesi, e avesse un'altra pena residua di un anno.
«Mi hanno lasciato andare via: quel giorno che sono partito, a giugno, sono stato fermato a Reggio Emilia e i Carabinieri mi hanno solo denunciato a piede libero per la violazione della misura cautelare.
Ho continuato il mio viaggio e alla frontiera, a Ventimiglia mi stavano aspettando, era come se avessi Igor in macchina. C'era uno spiegamento di Carabinieri che non vi dico: erano convinti che passassi la frontiera con Igor nel baule dell'auto». Quando a dicembre, dopo avere freddato tre uomini, «hanno arrestato Igor, mi sono venuti i brividi, perché anche io ero qui, poco lontano da dove aveva ucciso. Quando sui giornali ho letto che gli avevano sequestrato telefoni, computer mi sono tranquillizzato. Dall'ultimo messaggio su Messenger che gli avevo inviato nell'aprile dell'anno scorso, non ho più avuto contatti con lui: gli avevo scritto "Igor ma che c... stai combinando". Lui non mi ha mai risposto».
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