Eternit, l'ira dei familiari: «Vergogna», cittadini mobilitati nelle altre città

Eternit, l'ira dei familiari: «Vergogna», cittadini mobilitati nelle altre città
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Giovedì 20 Novembre 2014, 15:44 - Ultimo aggiornamento: 15:45
Bandiere a mezz’asta ad Alba, nel Cuneese, in segno di solidarietà con Casale Monferrato dopo la sentenza della Cassazione sul caso Eternit. «Ci sembra doveroso - spiegano il sindaco di Alba Maurizio Marello e l'assessore all'Ambiente Massimo Scavino - esprimere la nostra vicinanza e fattiva solidarietà. Oggi siamo tutti casalesi».



Rubiera. «Mai più. È il senso della lettera che il sindaco di Rubiera, Emanuele Cavallaro, capo di una comunità che ha avuto 47 vittime dell'amianto, ha scritto al presidente della Repubblica Napolitano e al premier Renzi dopo la sentenza che ha annullato per prescrizione il processo Eternit. Vengano immediatamente prese le opportune iniziative legislative per correggere le inefficienze e le lacune normative evidenziate nel dibattito.Che quanto accaduto non si possa ripetere mai».



Casale Monferrato. La Eternit di Stephan Schmidheiny offrì 18 milioni di euro al Comune di Casale come risarcimento danni. «Ma il Comune disse no ed oggi, alla luce di questa sentenza, siamo orgogliosi di averlo fatto, siamo certi di aver fatto bene»: lo ha detto in piazza a Casale Monferrato il sindaco, Tizzi Palazzetti, a margine della manifestazione pubblica tenuta per protestare contro la sentenza della Cassazione. «La nostra è una battaglia di civiltà - ha sottolineato il sindaco - abbiamo già chiesto un appuntamento al presidente Renzi, e ci è stato detto che ci vedrà presto. Domani sarà qui con noi il presidente della Regione, Chiamparino. Intendiamo andare avanti non solo per Casale ma perchè siamo convinti che questa sia una battaglia nell'interesse della dignità delle persone».



Bagnoli. «La richiesta di annullamento per prescrizione, del procuratore generale Francesco Mauro Iacoviello, della sentenza a 18 anni di reclusione dei responsabili delle morti per inalazione di polveri d'amianto nelle fabbriche Eternit, rappresenta un vero e proprio scandalo che lascerebbe senza giustizia e risarcimento le 3500 vittime finora contate, i loro familiari e tutti quelli che come l'associazione Mai più Amianto si battono da tempo per difendere i diritti violati e per ripristinare l'integrità di territori devastati da una produzione inquinante e mortale». È quanto si legge in una nota dell'associazione «Mai più amianto», che riunisce familiari di vittime dello stabilimento di Bagnoli. Il quartiere napoletano «ha pagato in maniera elevatissima, con 552 vittime ed un disastro ambientale immane, questa situazione. Aspettava fiduciosa: giustizia, risarcimento e bonifica ed invece questa surreale richiesta del procuratore rischia di rigettare nello sconforto, nella disperazione e nella sconfitta più nera quanti credono in una giustizia giusta ed efficace».



L'associazione Mai più Amianto «continuerà in tutte le forme legali, civili e con una grande mobilitazione sociale la sua battaglia, affinchè le vittime dell'Eternit possano riposare in pace ed ai familiari sia restituita un minimo di serenità», conclude la nota.

«Questa sentenza ha dichiarato prescritto il reato di un disastro, ma il disastro è ancora in corso»: così il coordinatore dell'Afeva (Associazione familiari vittime dell'amianto), Bruno Pesce, nel corso di un incontro organizzato nell'ambito del congresso della Uil, ha parlato della sentenza nel processo Eternit: «Siamo di fronte ad una terrificante ingiustizia. Chiediamo allo Stato italiano di non abbandonarci. Purtroppo tutti i giorni constatiamo che l'amianto continua a fare vittime. Continueremo a lottare per ottenere giustizia».



Inail. «Innanzitutto questa sentenza va rispettata e considerata per quello che è. Dalla lettura delle motivazioni e dai comportamenti che altri decideranno di definire Inail opererà le proprie scelte. Per Inail non finisce qui». Così Giuseppe Lucibello, direttore generale dell'Inail, con Labitalia, a margine della Giornata della trasparenza 2014, sulla sentenza Eternit. Presente anche il presidente dell'associazione, Romana Blasotti Pavesi: «La mia lotta è cominciata nel 1982 e non ho mai smesso», ha detto, assicurando di voler andare avanti almeno per «salvare le nuove generazioni». In sala, inoltre, le delegazioni di dieci Paesi che con l'associazione collaborano nella lotta all'amianto, che hanno espresso «solidarietà» ma anche gridato alla «vergogna». È «un dovere lottare per la salute pubblica - ha detto la delegazione brasiliana - la lotta in Brasile non è diversa da quella italiana, le morti sono uguali».

Per Lucibello «è evidente che se, come già anticipato dal procuratore Guariniello, dalla lettura delle motivazioni si dovessero sviluppare eventuali ulteriori giudizi, noi valuteremo cosa fare per garantire l'istituto e garantire al meglio le prestazioni e le aspettative, in relazione a una patologia che probabilmente non viene sufficientemente codificata da un sistema e da una categoria di reati datata, e che non tiene in considerazione la latenza e gli sviluppi di questa terribile patologia».

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