Eni, sequestri al centro oli: 5 arresti. La ministra Guidi a compagno indagato: «L'emendamento? Ce la faremo»

Eni, sequestri al centro oli: 5 arresti. La ministra Guidi a compagno indagato: «L'emendamento? Ce la faremo»
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Giovedì 31 Marzo 2016, 11:02 - Ultimo aggiornamento: 20:07

Due decreti di sequestro sono stati eseguiti dai carabinieri stamani nel centro oli di Viggiano (Potenza) dell'Eni, con possibili conseguenze sulla produzione di petrolio in Val d'Agri, dove si trovano giacimenti di idrocarburi di interesse nazionale. L'Eni ha fatto sapere che la produzione di petrolio in Val d'Agri - pari a 75 mila barili al giorno - «al momento è sospesa». La compagnia petrolifera chiederà alla magistratura - alla quale darà «la massima collaborazione» - «la disponibilità dei beni posti oggi sotto sequestro».

Cinque funzionari e dipendenti del centro oli di Viggiano (Potenza) dell'Eni - dove viene trattato il petrolio estratto in Val d'Agri - sono stati posti agli arresti domiciliari dai Carabinieri per la tutela dell'ambiente perchè ritenuti responsabili, a vario titolo, di «attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti».

Indagato anche Gianluca Gemelli, compagno della ministra dello Sviluppo, Federica Guidi, che in serata ha presentato la lettera di dimissioni al premier Renzi. Gemelli è iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di traffico di influenze illecite perché «sfruttando la relazione di convivenza che aveva col Ministro allo Sviluppo Economico - si legge nel capo d’imputazione contenuto nell’ordinanza di misure cautelari - indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total» le qualifiche necessarie per entrare nella «bidder list delle società di ingegneria» della multinazionale francese, e «partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l’impianto estrattivo di Tempa Rossa». Il 5 novembre del 2014, dopo la bocciatura di un emendamento inserito nel decreto Sblocca Italia, Gemelli chiama la compagna e lei lo rassicura: «Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se è d’accordo anche Mariaele (il ministro Boschi, specificano gli investigatori) quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte». Il gip del Tribunale di Potenza, Michela Tiziana Petrocelli, ha rigettato la richiesta di arresto di Gemelli.

Un altro sequestro ha riguardato gli impianti di Tecnoparco, a Pisticci (Matera), sempre nell'ambito dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza su traffico e smaltimento illecito di rifiuti che ha portato agli arresti domiciliari cinque funzionari e dipendenti dell'Eni e al divieto di dimora per un dirigente della Regione Basilicata. Eni, si legge sul sito del gruppo, «è presente in Basilicata in Val d'Agri e nelle aree di Pisticci e Ferrandina con attività di upstream petrolifero (ricerca e produzione di idrocarburi)». In particolare, «la produzione complessiva di idrocarburi in Basilicata deriva prevalentemente dal Centro Olio Val d'Agri (COVA) e, in misura minore, dal Centro Olio di Pisticci e dalle 2 centrali a gas (Ferrandina e Pisticci). L'aumento produttivo registrato negli ultimi anni è da attribuirsi alle attività in Val d'Agri, in quanto il Centro Olio di Pisticci, già in funzione da quasi cinquant'anni, riflette la riduzione della produzione del campo». I numeri nella regione parlano di una produzione di 82.630 barili di petrolio al giorno e 3,98 milioni di standard metri cubi di gas al giorno.

In una nota, l'Eni ha detto di aver «preso atto dei provvedimenti adottati dall'autorità giudiziaria nell'ambito di uno dei due filoni di indagine condotti dalla Procura di Potenza sulle attività di produzione di idrocarburi in Val d'Agri». La compagnia petrolifera ha spiegato di aver «provveduto alla sospensione temporanea dei lavoratori oggetto dei provvedimenti cautelari» nell'ambito del «filone di indagine relativo a tematiche ambientali legate all'attività produttiva del Centro Oli di Viggiano» e ha aggiunto di stare «completando ulteriori verifiche interne». Riferendosi alla sospensione dell'attività produttiva in Val d'Agri, L'Eni ha confermato, «sulla base di verifiche esterne commissionate dalla società stessa, il rispetto dei requisiti di legge e delle best practice internazionali. In tal senso Eni richiederà la disponibilità dei beni posti oggi sotto sequestro e continuerà ad interloquire con la magistratura, così come avviene da tempo sul tema, assicurando la massima cooperazione».
 

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