Emilia Romagna: tra welfare aziendale e Jobs act
Bonaccini rilancia il patto per il lavoro

Emilia Romagna: tra welfare aziendale e Jobs act Bonaccini rilancia il patto per il lavoro
di Stefania Piras
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Martedì 11 Novembre 2014, 15:53 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 08:47
In Emilia resiste il patto sociale sindacati-politica-aziende. E’ un ragù stagionato ma che tiene: “Io tratto, io discuto” ha sempre detto Stefano Bonaccini, l’uomo scelto dal Pd per correre alle prossime elezioni regionali dopo l’epoca Errani. E se diventa presidente, Bonaccini ha annunciato che per prima cosa si metterà a un tavolo con i sindacati per siglare un patto per il lavoro. Lo ha detto nei giorni in cui imperversavano scioperi e scambi di battute al veleno tra Matteo Renzi e Susanna Camusso.



Questo per capire quanto quassù si creda ancora nella concertazione e quanto certi organismi associativi e politici si cerchino come magneti. E questo si riflette anche negli accordi stipulati sul territorio da aziende e sindacati. Perché in Emilia, nei vari distretti sparpagliati da Imola a Piacenza vantano da sempre buone relazioni sindacali.



L’ultimo esempio è la Basf: la multinazionale della chimica di Berlino che ha uno stabilimento a Pontecchio Marconi, in provincia di Bologna, che produce additivi per materie plastiche. L’accordo firmato da poco riguarderà i 286 dipendenti dello stabilimento e le loro famiglie con una serie di benefici che mirano a rendere la vita dell’operaio più serena anche fuori dalla fabbrica. C’è l’ assegno per comprare i testi scolastici dei figli. Non solo, c’è anche un sostanzioso premio di risultato (1460 euro), permessi retribuiti per effettuare visite mediche o per studiare.



Inoltre l’intesa ha messo in conto un rimborso chilometrico per i viaggi sostenuti dai lavoratori e infine la possibilità di mettersi in aspettativa se i figli si ammalano gravemente. E se invece si diplomano o si laureano, la possibilità di prendersi una pausa dal lavoro per festeggiare in famiglia.

Appena un mese fa anche la Ducati si era resa protagonista di una svolta importante. Ha scongiurato la delocalizzazione dei capannoni a Borgo Panigale rilanciando sui dipendenti che si sono visti applicare una riduzione dell'orario di lavoro settimanale e contemporaneamente un aumento della retribuzione. Com’è possibile? I turni di lavoro diventano 21 invece che 15, perciò si andrà in fabbrica anche la domenica ma si maturano due giorni di riposo ogni tre di lavoro.



Una realtà mutevole quella emiliana, pronta a cogliere i cambiamenti di stagione, se la crisi e la politica lo impongono. Da tempo è in atto una fusione degli organismi rappresentativi, per citare un esempio. E’ come se qui volessero farsi trovare dal governo Renzi a dieta già smaltita. E allora ecco che nascono Confindustria Emilia (Bologna, Modena e Ferrara senza Reggio Emilia) e Confindustria Romagna (Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini). Anche le coop non stanno a guardare.



L’ex leader decennale della Legacoop bolognese Gianpiero Calzolari ha auspicato la creazione di un’unica struttura regionale. Ma al di là delle fusioni come si fa a rottamare davvero questi organismi senza lasciare troppi feriti sul campo? Nella emiliana Parma c’è già un assaggio di Jobs Act. E non è un’azienda a sperimentare il contratto a tutele crescenti ma un’ importante associazione di rappresentanza delle pmi come la CNA che ha deciso di cambiare il contratto agli 80 dipendenti. L’associazione e a ruota anche i vertici regionali hanno deciso di procedere alla disdetta del contratto nazionale del terziario per applicare un contratto della grafica artigiana che comporta riduzioni retributive e di diritti, come i permessi.



La trattativa coi sindacati (che stavolta hanno eretto le barricate) potrebbe concentrare il peso maggiore delle differenze retributive e normative sui nuovi assunti. “Stanno stendendo il tappeto rosso al Jobs act” hanno ringhiato i delegati sindacali durante un sit in di protesta. “Da tutti ci aspettavamo questo gioco al ribasso tranne che da Cna. Questo è dumping contrattuale” hanno aggiunto. E se fosse il pragmatismo emiliano, bellezza?