Poi viene sostituito l'Iban di riferimento, ma all'apparenza niente sembra essere stato modificato. Dunque la mail viene recapitata come se nulla fosse cambiato, solo che stavolta c'è il numero di conto corrente dell'hacker. Quei nuovi Iban in realtà portano al bottino dei cybercriminali, spesso risalente a prestanome o conti aperti con documenti falsi. E dopo qualche giorno, alla verifica della transazione, le vittime scoprono che i soldi non sono mai arrivati a chi invece avrebbe dovuto legalmente incassarli.
L'allarme degli investigatori informatici sul B.e.c. era stato lanciato già da qualche anno negli Usa, dove proprio nello scorso giugno l'Fbi ha arrestato decine di persone, individuate tra Nigeria, Canada, Isole Mauritius e Polonia. Ma negli ultimi mesi i truffatori del web sembrano aver preso di mira l'Italia e, finora, l'unico modo per far fronte alle truffe è quello di verificare sempre gli iban su cui versare soldi, anche quando sono presenti in fatture elettroniche o mail che sembrano insospettabili.
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