De Luca, la telefonata del giudice al marito «Ho finito, è fatta»

Vincenzo De Luca
di Silvia Barocci e Sara Menafra
4 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 14:32

Sono riassunte in un centinaio di pagine, le telefonate registrate dagli agenti della Squadra mobile di Napoli nell'indagine per «concussione per induzione» che coinvolge la giudice relatrice della sentenza sull'applicazione della legge Severino nei confronti di Vincenza De Luca, e tira in ballo pure il governatore oltre ad altre cinque persone che avrebbero messo in contatto da un lato il marito della Scognamiglio, l'avvocato Guglielmo Manna, e dall'altro l'entourage del governatore. E' lo stesso Manna a mandare un sms agli uomini di De Luca appena la moglie ha firmato la sentenza: «E' andata come previsto». Lui, De Luca, però, nelle registrazioni non compare mai.

«E' FATTA»

E' invece la giudice Scognamiglio ad essere registrata spesso al telefono col marito che, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, avrebbe premuto sul capo gabinetto di De Luca, Mastursi, facendosi promettere una promozione in cambio di una decisione favorevole da parte della moglie.

Il magistrato nella sua memoria ha scritto che sono separati da tre anni e vivono da separati in casa.

Eppure, il 17 luglio, appena terminata la camera di consiglio e dunque la sentenza che rimette in sella il governatore De Luca sospendendo gli effetti della legge Severino, Anna Scognamiglio telefona al marito Guglielmo Manna. E gli annuncia: «Abbiamo finito. E' fatta».

Lui, alla ricerca da tempo di un nuovo posto da dirigente in un azienda sanitaria campana, le risponde: «Credi di essere intelligente solo tu. E invece anche io sono furbo». Una frase, tutta da verificare, che sembra lasciar intendere che la stessa Scognamiglio potesse sapere qualcosa delle pressioni che Manna faceva sui collaboratori di De Luca per convincerli di poter sistemare la sentenza. Quel che è certo è che quando chiude la telefonata, Manna invia un sms a una delle persone dello staff di De Luca per annunciargli: «E' andata come previsto».

«CERCO LAVORO»

Ma le intercettazioni tra la giudice e il marito in cui si parla della sentenza sono decine. E' il 2 agosto scorso quando Manna telefona alla moglie, in barca a Ponza. «Novità?». E lui: «Sono stato chiamato in Regione. Ora vediamo, sto partendo da solo. Sono in viaggio». Lei lo consiglia, rispetto a un eventuale nuovo incarico: «Se dovesse essere quello vai in ferie e te ne parti». Manna: «Vediamo cosa succede». Lei: «Speriamo bene». L'avvocato chiede dritte anche per alte collocazioni: «Senti, ma dice che sta pure la Napoli 1. Ma è sicuro?». La giudice: «Sai quale?». Lui: «No, ma gira voce». E informa la moglie di non aver chiesto un posto fuori Napoli, tipo «Caserta, Avellino o Benevento».

In alcune conversazioni, un centinaio di pagine molte delle quali coperte da omissis, gli intermediari di Manna fanno spesso e volentieri riferimento al ruolo della giudice. In apprensione per la decisione del Tribunale di Napoli su De Luca, si chiamano a più riprese. Un tal Angrisani, intercettato mentre è al telefono con l'infermiere Giorgio Poziello accusato di essere parte dell'affare per aver mediato il rapporto tra Manna e Mastursi, chiede: «Mi pare che dovevano fare quella cosa il 17». Poziello: «Esatto, bravo, hai capito bene». Angrisani: «Sai qualcosa?». Poziello: «No, perché la moglie di quello non mi ha detto niente».

L'INCHIESTA

L'indagine della procura di Roma, affidata dal procuratore Giuseppe Pignatone all'aggiunto Francesco Caporale e ai pm Corrado Fasanelli e Giorgio Orano, ha viaggiato sotto traccia per quasi due mesi. Gli atti sono arrivati da Napoli (stralciati da un fascicolo della dda) a Roma a settembre. Dopo alcune verifiche, il 19 ottobre sono partite le perquisizioni: negli uffici della Regione Campania, comprese le stanze del capo di gabinetto ormai dimissionario Carmelo Mastursi. Nel capo di imputazione si legge che De Luca, per il tramite degli infermieri Poziello e Gianfranco Brancaccio e per il tramite di Giuseppe Vetrano (coordinatore delle liste a suo sostegno) e di Carmelo Mastursi sarebbe stato «minacciato di una decisione sfavorevole da parte del tribunale».

Il capo di imputazione specifica che la minaccia sarebbe persino stata ripetuta. Dopo l'ordinanza del 22 luglio, Scognamiglio si è occupata anche del ricorso dei consiglieri regionali di opposizione contro la prima decisione che ha ”sospeso la sospensione” di De Luca prevista dalla Severino, rimettendo il governatore al suo posto.

Consapevole di questa minaccia, è l'ipotesi della procura, non avrebbe denunciato Manna e gli altri. Dopo le perquisizioni dello scorso 19 ottobre, in realtà, De Luca ha chiesto di essere sentito dagli inquirenti. Non subito: la richiesta, che lui stesso ha messo in rete dopo la conferenza stampa di ieri pomeriggio, è del 29 ottobre, dieci giorni dopo aver saputo delle accuse che lo riguardavano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA