Protesta anti-burqa, chiesto un mese
di arresto per Daniela Santanché

Protesta anti-burqa, chiesto un mese di arresto per Daniela Santanché
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Lunedì 18 Novembre 2013, 15:10 - Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 14:30
Un mese di arresto e 100 euro di multa sono stati chiesti per Daniela Santanch imputata a Milano per manifestazione non autorizzata per aver organizzato, senza informare il questore, una manifestazione anti-burka davanti alla Fabbrica del Vapore il 20 settembre 2009. Il pm ha inoltre chiesto 2 mila euro di multa per l'egiziano che quel giorno aggredì la parlamentare durante un alterco. L'uomo, Ahmed El Badry, accusato di lesioni, sferrò un pugno nello sterno alla deputata, allora leader del Movimento per l'Italia.



Il processo in corso davanti all'ottava sezione penale riguarda la «protesta anti-burqa» che si era tenuta davanti alla Fabbrica del Vapore, all'interno della quale circa tremila musulmani si erano riuniti per la tradizionale preghiera e per i festeggiamenti di fine Ramadan. In base a quanto testimoniato lo scorso ottobre da un funzionario della Digos, quel giorno Santanché era arrivata all'ingresso del teatro Ciak con una ventina di attivisti, manifesti e cartelloni, insistendo affinché un altro agente obbligasse le donne musulmane che entravano nell'edificio a scoprirsi il volto. E a due di loro avrebbe addirittura detto di abbassarsi il velo. Cosa che, secondo il testimone, ha provocato la reazione di alcuni uomini della comunità islamica, che l'avevano insultata. Infine uno di loro, con il braccio ingessato, l'aveva colpita, facendola accasciare a terra. Prima di recarsi in ospedale, come dichiarato oggi dalla stessa Santanché sentita sia in veste di testimone sia come imputata, quel giorno era entrata nel teatro per parlare con alcune appresentanti delle donne della comunità islamica. Solo dopo qualche ora si era presentata al Fatebenefratelli da dove era uscita con una prognosi di 20 giorni. Oggi le due richieste di pena sono state formulate dal vice procuratore onorario Francesco Roccia al giudice monocratico Elena Balzarotti, al termine dell'istruttoria. Roccia sostiene che Santanché va condannata, perché la protesta di quel giorno non era un'iniziativa personale dell'imputata, ma una vera e propria manifestazione a cui avevano partecipato «persone riunite con il medesimo intento: manifestare contro l'uso da parte di persone musulmane del velo che copre il volto, facendo riferimento a una legge risalente agli anni Settanta che dice che non si può andare in giro con il volto coperto». Una manifestazione, ha proseguito, «a cui l'onorevole non è andata da sola, ma con persone che hanno aderito, venendo a sapere prima che sarebbe stata fatta». Il vpo ha dichiarato che tale manifestazione non era autorizzata, perché altrimenti Santanché in qualità di promotrice avrebbe dovuto recarsi almeno tre giorni prima all'Ufficio di gabinetto della Questura e compilare il modulo «Avviso di manifestazione» indicando giorno e luogo del presidio. E questo, ha concluso «non è stato fatto». Roccia ha dunque chiesto al giudice di condannare Santanché, ma di concederle le attenuanti generiche, «tenuto conto del comportamento processuale dell'imputata, perché ha reso interrogatorio» e perché «è incensurata». Il vpo ha spiegato che il reato contestato è un «reato contravvenzionale per il quale non è richiesto il dolo ma solo la colpa e pertanto in questo caso ritengo integrato l'elemento della colpa». Per El Badry, invece, Roccia ha chiesto al giudice di non riconoscegli né le attenuanti generiche, né quella della provocazione. A suo avviso, non si può parlare di provocazione per un pugno sferrato «a una persona che esprime le sue opinioni». La sentenza è attesa per il 2 dicembre, dopo le arringhe difensive.
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