Crac Parmalat, il Pg chiede la conferma delle condanne. Il legale di Tanzi: troppi 18 anni

Crac Parmalat, il Pg chiede la conferma delle condanne. Il legale di Tanzi: troppi 18 anni
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Martedì 4 Marzo 2014, 18:31 - Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 17:37
Non ci sar un processo d'appello bis per il crac Parmalat e le condanne inflitte a Calisto Tanzi e agli altri 14 coimputati nel crac del gruppo di Collecchio - definito dagli stessi giudici «la più grande fabbrica di debiti del capitalismo europeo», un default da 14 miliardi di euro - sono da confermare. È questo il parere della Procura della Cassazione, espresso dal sostituto procuratore generale Pietro Gaeta, nel primo giorno della maxiudienza del processo Parmalat in corso, almeno fino a venerdì, davanti alla Quinta sezione penale della Suprema Corte.



Nel mirino dei legali dei condannati - una ventina di agguerriti avvocati che hanno presentato circa cento motivi di ricorso e mille pagine di memorie - c'è la sentenza con la quale la Corte di Appello di Bologna, il 23 aprile 2012, ha confermato con lievi riduzioni e due prescrizioni, il grosso del verdetto emesso in primo grado dal Tribunale di Parma il 9 dicembre 2010. Il presidente del collegio Giuliana Ferrua, che ha diretto anche il dibattimento fiume sulle violenze della polizia al G8 di Genova, ha ammonito che riterrà «conclusa l'udienza qualora, come avvenuto per ben due pomeriggi nel processo Diaz, gli avvocati iscritti a parlare non si presentassero».



'Patti chiari, amicizia lunga', Ferrua ha anche avvisato che la decisione del suo collegio arriverà al massimo lunedì, non oltre, per altri impegni processuali, e che, pertanto, le arringhe devono concludersi entro venerdì. Domani mattina il Pg Gaeta - uno dei magistrati più autorevoli e preparati della procura, che ha preparato la sua requisitoria con 400 pagine di appunti dedicati a tutti gli aspetti della vicenda Parmalat - affronterà, da quanto anticipato per respingerli, i ricorsi dei singoli condannati per il colossale dissesto ai danni di 38mila risparmiatori.



Gaeta ha già premesso che il verdetto d'appello ha «una aderenza assoluta e fedele ai principi della giurisprudenza e ai dati probatori, e i ricorsi delle difese, per quanto meritevoli di interesse, non diminuiscono i pregevoli profili argomentativi svolti dalla Corte d'appello di Bologna». «Dalla lettura dei ricorsi, emergono due verità», ha esordito il Pg - «la prima evidenzia che il processo Parmalat è stato celebrato in modo rigoroso, conforme al codice di rito. E le censure difensive sono assolutamente marginali rispetto alla mole e alla complessità del processo, e anche rispetto alla gravità delle vicende».



La seconda verità, invece, mette in luce come tutto l'impegno profuso dagli avvocati non riesca in alcun modo a «diminuire i pregevoli profili argomentativi» sviluppati dai giudici bolognesi. Da subito, il pg ha bocciato la richiesta della difesa di Tanzi - condannato a 17 anni e dieci mesi come capo di una organizzazione a delinquere che ha portato alla bancarotta una galassia di circa 300 società, con la complicità del sistema bancario nella vendita di titoli tossici - di spostare all'estero la parte del processo relativa al fallimento delle società residenti fuori dall'Italia. Soprattutto, però, la difesa di Tanzi, affidata a Filippo Sgubbi, punta a ridurre la condanna del 'patron' di Collecchio «applicata nella massima estensione della pena base» e ne chiede rideterminazione totale anche nel caso in cui sia accolto un solo motivo di ricorso, anche relativo ad un solo fallimento. In pratica, Sgubbi vuole che ci sia un «riflesso a cascata» di mitigazione della condanna anche in presenza di minimi successi della linea difensiva.



Il legale, inoltre, continua a battere il tasto sulla violazione del principio del 'ne bis in idem' sostenendo che Tanzi «è già stato condannato per aggiotaggio, a Milano, con sentenza definitiva per fatti che sono oggetto di questo processo». Per l'associazione a delinquere della quale Tanzi era il capo, in base ai calcoli di Sgubbi, sarebbe «tutto prescritto». Non sarebbe poi vero «che Parmalat sia stata fondata per commettere illeciti». Invece, in base ai verdetti di merito, Parmalat sarebbe stata una holding nata con propositi criminali fin dal momento della sua quotazione in borsa, il primo gennaio 1989.



Infine, la difesa di Tanzi - l'unico in regime di detenzione, ai domiciliari ospedalieri a Parma - protesta «per la mancata escussione, in qualità di testimoni, di tutte le parti civili», contesta l'entità dei risarcimenti, e la configurabilità «del danno di rilevante entità», e chiede di patteggiare.
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