Costa Concordia, il fratello di una delle vittime telefona a Schettino: «Andrò a trovarlo in carcere»

Costa Concordia, il fratello di una delle vittime telefona a Schettino: «Andrò a trovarlo in carcere»
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Sabato 13 Maggio 2017, 19:54
È stata una telefonata «breve», anche perchè «lui aveva il telefono quasi scarico, con poca batteria. Ma gli ha fatto piacere». Così Kevin Rebello, fratello di Terence Russel Rebello, 33 anni, il cameriere indiano della Concordia morto insieme ad altre 31 persone nel naufragio davanti al Giglio, racconta la telefonata che ha fatto ieri sera a Francesco Schettino, pochi minuti prima che l'ormai ex comandante varcasse il portone di Rebibbia dopo la conferma della condanna a 16 anni da parte della Cassazione. «Ho visto la notizia su internet e ho pensato che anche lui ha una famiglia, una figlia», dice oggi Kevin. «Non se l'aspettava. Magari andrò a trovarlo in carcere, ma non ora, non subito», aggiunge.

Per mesi Kevin, tra i soccorritori e gli abitanti, era stata una presenza fissa sul molo dell'Isola del Giglio: una presenza silenziosa, mai una parola contro qualcuno, in attesa che il relitto o il mare restituisse i resti del fratello. Un'attesa lunga (durata quasi due anni) che costrinse il giovane, dopo qualche mese, a tornare al suo lavoro a Milano, restando sempre attaccato alla speranza di poter dare una degna sepoltura al congiunto. Cosa che riuscì a fare nei primi giorni di novembre del 2014, quando i resti, gli ultimi restituiti dalla Concordia, vennero trovati all'altezza del ponte 8 del relitto ormai già trasferito a Genova. Una lunga attesa nel corso della quale era anche stato chiamato dal comandante Francesco Schettino, che lo aveva invitato a casa sua, a Sorrento, «ma non sono mai andato. Era anche molto lontano. Roma è più vicina - prosegue Kevin -. Magari riuscirò ad andare a trovarlo in carcere. Lui ha sempre risposto quando, in ogni festività, gli ho mandato gli auguri».

Anche il giovane indiano era rimasto sorpreso, come ieri sera è rimasto sorpreso Schettino, quando nel mese di agosto 2012, quando i sommozzatori erano ancora alla ricerca del corpo del fratello, fu chiamato dall'ex comandante.
La telefonata in quell'occasione durò 45 minuti. Allora come oggi Rebello, che su facebook ha postato la notizia della sua telefonata ieri sera alle 20.23, ribadisce di aver sempre avuto fiducia «nella giustizia italiana, nella legge», e che non tocca a lui giudicare. «No, Schettino, che per la legge è il colpevole, non mi ha mai chiesto perdono nè io gli ho chiesto di farlo - aggiunge -. Del resto è vero che io sono il familiare di uno dei 32 morti ma oltre 4.000 persone quella notte si salvarono».
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