Cosentino: «Io mi sento figlio di Berlusconi» e con la Santanché parla della “Bosnia in FI”

Cosentino: «Io mi sento figlio di Berlusconi» e con la Santanché parla della “Bosnia in FI”
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Sabato 26 Aprile 2014, 18:06 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 22:52
Nicola Cosentino e alcuni politici a lui pi vicini hanno tentato in tutti i modi di farsi ricevere da Silvio Berlusconi tra la fine di gennaio e l'inizio di aprile. «Non vorrei che la Bosnia che si verifica in Campania possa essere il preludio ad una Bosnia più allargata in altri territori»: così, riferendosi ai problemi interni a Forza Italia, Nicola Cosentino parlava il 28 gennaio con Daniela Santanchè. Dopo aver ribadito che «non c'è nessuna scissione», «non c'è nessun nuovo partito», e in una manifestazione da lui organizzata «c'erano tremila bandiere di Forza Italia», l'ex parlamentare si lamenta di essere boicottato e avverte: «Se vanno a dire che Cosentino non c'ha manco più il voto della moglie, che è finito, la gente qua si ribella! Si ribella alle nuove scelte che ha fatto lui, non vuole starci più. Anzi, invece di ringraziarmi che comunque io mi adopero per mantenere tutto dentro, mi si attacca pure con operazioni di piccolo sabotaggio... Questa gente è nata insieme a me, non mi lascerà mai».



La Santanchè lo invita più volte a parlare direttamente con Berlusconi: «Bisogna parlare con lui, farlo ragionare, dirgli le cose. Parlare con Berlusconi!». Ma è proprio questo che Cosentino non riesce a ottenere: «Non me lo passano! Non me lo passano!». E si chiede: «Perchè fa così? Perchè?». Cosentino è amareggiato («Io mi sento figlio di Berlusconi»), ma non è rassegnato a starsene con le mani in mano e si sfoga. «E tu (riferendosi all'ex premier, ndr) mi tratti ancora così! Insomma allora ci rimango male. Insomma, una soluzione lui la deve immaginare, perchè se no qua va tutto a picco. Dato che la Campania - una volta era la Sicilia, che dava un pò gli indicatori, ma adesso è diventata la Campania - non vorrei che la Bosnia che si verifica in Campania poi possa essere il preludio ad una Bosnia allargata ad altri territori».




Il senatore Verdini.«Vieni a Roma domani, che alle tre andiamo dal presidente io e te». Così il 28 marzo scorso diceva a Nicola Cosentino il senatore Denis Verdini, braccio destro di Silvio Berlusconi. Sembrerebbe dunque che gli ostacoli di cui l'ex sottosegretario all'Economia si era lamentato in varie telefonate precedenti siano stati superati. A chiamare, alle 22.53, è proprio Verdini, che dopo avere fissato l'appuntamento precisa: «Se arrivi prima, mangiamo insieme e poi andiamo». Cosentino lo saluta con «un abbraccio», ma le ultime battute della conversazione sono 'omissate'. Ufficialmente, tuttavia, quel colloquio non è poi avvenuto. Il 30 gennaio era stato Cosentino a contattare Verdini, al quale aveva inviato un messaggio: «Caro Denis, sarebbe un bel segnale di disgelo inserire, quando e se si farà l'ufficio di presidenza, inserire il senatore Sarro. Un abbraccio».



«Il problema è che io qua ho Dudù che probabilmente non mi vuole molto bene»: così lo scorso 6 febbraio Nicola Cosentino scherzava nel corso di una telefonata con il senatore Vincenzo D'Anna, vicepresidente del gruppo parlamentare Gal e membro della commissione permanente Igiene e Sanità. D'Anna, emerge dalle intercettazioni depositate dai pm al Riesame, è un fautore della linea dura nei confronti di Forza Italia e di Silvio Berlusconi in particolare: «Il Cavaliere ci deve dire solo se siamo graditi o no. Perchè noi siamo sette, otto parlamentari che stiamo vicini a Cosentino. Se noi siamo graditi, voi ci spiegate in che modo dobbiamo stare in questo partito, perchè certo noi non vogliamo stare sotto il paccheron (lo schiaffo, ndr) di De Siano (coordinatore regionale del partito, ndr) o di altra gente della sua risma. Se non siamo graditi, noi, con grande correttezza, salutiamo e ce ne andiamo, senza fare polemiche». Nella telefonata del 6 febbraio, D'Anna, che si trova al Senato, passa a Cosentino tale Gino, non meglio identificato, il quale gli chiede che cosa intenda fare per le elezioni europee: «Farai qualcosa, spero, immagino». L'ex sottosegretario risponde: «Mah, penso di sì, però vediamo... Vediamo un pò che dice il capo in testa lì... Non mi pare che negli ultimi tempi mi voglia troppo bene. O almeno non tanto lui, ma l'entourage. Il problema è che io ho qua Dudù (il cagnolino di Francesca Pascale, ndr) che probabilmente non mi vuole molto bene».



Questo quadro emerge dai nuovi atti depositati al Riesame dai pm titolari dell'inchiesta nota come «Il Principe e la scheda ballerina», nel cui ambito l'ex sottosegretario all'Economia è imputato a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) di corruzione e reimpiego illecito di capitali aggravati dalle finalità mafiose. Nelle scorse settimane infatti la Corte di Cassazione, ritenendo che Cosentino non fosse un «politico bruciato», aveva disposto che il Riesame - che lo aveva scarcerato nei mesi scorsi contro il parere della Procura - si pronunciasse nuovamente sulla detenzione in carcere dell'ex parlamentare. Nel frattempo, Cosentino è stato nuovamente arrestato nell'ambito dell'inchiesta sul presunto monopolio dei carburanti nel Casertano.



Tra i nuovi atti depositati dai pm Antonello Ardituro, Francesco Curcio e Fabrizio Vanorio ci sono le intercettazioni di telefonate e messaggi intercorsi, tra gli altri, con i deputati Daniela Santanchè, Carlo Sarro e Giovanna Petrenga e con i senatori Denis Verdini e Vincenzo D'Anna. Il tentativo di Cosentino di farsi ricevere da Berlusconi nasceva probabilmente dalla presenza in Consiglio regionale di un gruppo, Forza Campania, composto da 'fedelissimì dell'ex sottosegretario.
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