Corte dei conti: «Corruzione devastante per la crescita»

Corte dei conti: «Corruzione devastante per la crescita»
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Martedì 10 Febbraio 2015, 11:19 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 18:36
«Crisi economica e corruzione procedono di pari passo, in un circolo vizioso, nel quale l'una è causa ed effetto dell'altra». Lo afferma il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, all'inaugurazione dell'anno giudiziario. L'illegalità, ha denunciato, ha «effetti devastanti» sull'attività di impresa e quindi sulla crescita.



«Il perdurare a lungo di condizioni di bassa crescita, se non di stagnazione - ha osservato Squitieri - oltre a moltiplicare le difficoltà di gestione del bilancio pubblico e quindi di implementazione degli interventi necessari per affrontare la crisi, predispone un terreno favorevole a fenomeni di mala gestio e di corruzione». Succede quindi che crisi economica e corruzione procedano «di pari passo, in un circolo vizioso nel quale l'una è causa ed effetto dell'altra. La ricerca talvolta affannosa di strategie di uscita dalla crisi e la competizione esasperata per l'accesso a risorse limitate - ha denunciato ancora Squitieri - favoriscono infatti la pratica di vie illecite ed attività illegali. Ciò si riversa, naturalmente negativamente, sull'efficienza del sistema complessivo, producendo effetti devastanti sull'allocazione delle risorse finanziarie ed umane e sulla creazione di condizioni favorevoli all'attività di impresa e quindi alla crescita dell'economia».



«Il pericolo più serio per la collettività è una rassegnata assuefazione al malaffare, visto come un male senza rimedi». È ancora l'allarme lanciato dal presidente della Corte dei Conti. «Non possiamo permettere che questo accada», ha detto rivolgendosi al capo dello Stato Sergio Mattarella, presente all'inaugurazione dell'anno giudiziario.



«Le crescenti difficoltà gestionali connesse al erdurare della crisi ed il ripetersi di fenomeni di mala estio e di corruzione, che pensavamo di aver lasciato alle spalle, rischiano di incrinare oggi non solo il rapporto tra cittadini e classe dirigente del Paese, ma la stessa speranza di poter trarre dall'azione pubblica un nuovo impulso per il ritorno su livelli di crescita soddisfacenti», ha evidenziato poi Squitieri.



Il presidente della Corte dei Conti ha quindi invitato ad agire: «Non possiamo lasciare che prenda forza l'idea di una società incapace di compiere scelte collettive, di perseguire a livello di Amministrazione pubblica obiettivi concreti e di garantire un sistema di servizi efficiente e sostenibile». Secondo Squitieri è quindi «prioritario riorganizzare le strutture dello Stato, puntando a che queste rispondano con rapidità e trasparenza ai bisogni dei cittadini».



L'economia italiana è caratterizzata da un «quadro di estrema fragilità e di perdurante sfiducia degli operatori». Tuttavia «si sono venuti ad innestare negli ultimi tempi elementi di novità di grande rilievo», come il quantitative easing, il ribasso del petrolio e la flessibilità Ue, ha affermato ancora Squitieri, che ha citato recenti previsioni secondo cui nel 2016 il livello del Pil italiano resterebbe di ben 7 punti al di sotto di quello del 2007, anno precedente allo scoppio della crisi. Tuttavia ci sono oggi «almeno quattro fattori che operano in direzione di una consistente modifica dello scenario di riferimento»: la caduta del prezzo del petrolio, il deprezzamento dell'euro, la maggiore flessibilità europea, il quantitative easing della Bce.



L'impatto sull'economia dovrebbe essere positivo, anche se, ha precisato il presidente della Corte dei Conti, «il quadro che si prospetta è assai composito e difficile da decifrare o da leggere in modo unidirezionale». Ad esempio, per quanto riguarda il ribasso del petrolio, «anche se è più probabile che prevalgano effetti propulsivi sul Pil, non si può escludere che l'ulteriore spinta alla discesa dei prezzi possa invece accentuare il deterioramento delle aspettative e portare a nuovi rinvii delle decisioni di spesa e di investimento».



Squitieri ha infine definito un fenomeno «negativo» le «ripetute proroghe e rinnovi nell'importante settore dell'attività negoziale pubblica». L'affidamento per periodi lunghi allo stesso soggetto di opere, servizi o forniture non sempre infatti «risulta corrispondere a canoni di efficienza, trasparenza ed economicità, anche generando alterazioni del regime concorrenziale, sempre più peraltro tutelato dal diritto comunitario».