Le “scappatelle” online e i conti correnti spiati. Cassazione più severa

Le “scappatelle” online e i conti correnti spiati. Cassazione più severa
di Michela Allegri
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 18 Aprile 2018, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 09:36
Internet e i social network, i siti di incontri, che stravolgono e reinventano il modo vivere, le relazioni amorose e la vita di coppia, innovando anche il concetto di tradimento e, conseguentemente, gli obblighi di mantenimento in caso di separazione. Ma anche la convivenza e le unioni civili, il concetto di «famiglia di fatto», l’emancipazione femminile. E ancora: i conti correnti online dell’ex coniuge, che possono fornire dettagli significativi da depositare di fronte al giudice, ma che, in realtà, non si possono consultare senza correre il rischio di incappare in un processo penale. Sempre più spesso è la Corte di Cassazione a fare giurisprudenza e a innovare il diritto di famiglia. Dove non ancora non arriva il codice, arrivano le sentenze dei supremi giudici, alcune attese, altre contestate.

Del resto, anche l’articolo 570 bis del codice penale, appena entrato in vigore e che prevede il carcere fino a un anno o una multa fino a 1.032 euro per i padri separati che non corrispondano l’assegno di mantenimento a moglie e figli, è servito proprio per mettere ordine tra i tanti verdetti emessi nel corso degli anni dai magistrati di piazza Cavour, che avevano reso la materia soggetta a diverse interpretazioni.

Entro maggio, le sezioni unite della Cassazione, le uniche che possono fissare parametri interpretativi certi, dovranno anche pronunciarsi su un altro tema caldo: la questione degli assegni divorzili, stabilendo una volta per tutte se debbano essere o meno parametrati al tenore di vita precedente alla fine del matrimonio. A dare il via al dibattito era stata proprio una sentenza dei supremi giudici. Una decisione storica, che potrebbe innovare il diritto di famiglia. Con il verdetto che prende il nome dall’ex ministro dell’Economia Vittorio Grilli, infatti, la prima sezione civile aveva collegato l’assegno di mantenimento per il coniuge alla capacità di quest’ultimo di mantenersi, cancellando così il vecchio criterio del «mantenimento del tenore di vita».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA