Del resto, anche l’articolo 570 bis del codice penale, appena entrato in vigore e che prevede il carcere fino a un anno o una multa fino a 1.032 euro per i padri separati che non corrispondano l’assegno di mantenimento a moglie e figli, è servito proprio per mettere ordine tra i tanti verdetti emessi nel corso degli anni dai magistrati di piazza Cavour, che avevano reso la materia soggetta a diverse interpretazioni.
Entro maggio, le sezioni unite della Cassazione, le uniche che possono fissare parametri interpretativi certi, dovranno anche pronunciarsi su un altro tema caldo: la questione degli assegni divorzili, stabilendo una volta per tutte se debbano essere o meno parametrati al tenore di vita precedente alla fine del matrimonio. A dare il via al dibattito era stata proprio una sentenza dei supremi giudici. Una decisione storica, che potrebbe innovare il diritto di famiglia. Con il verdetto che prende il nome dall’ex ministro dell’Economia Vittorio Grilli, infatti, la prima sezione civile aveva collegato l’assegno di mantenimento per il coniuge alla capacità di quest’ultimo di mantenersi, cancellando così il vecchio criterio del «mantenimento del tenore di vita».
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