Como, l'sms del padre marocchino prima della strage: «Adesso brucio tutta la casa»

Como, l'sms del padre marocchino prima della strage: «Adesso brucio tutta la casa»
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Domenica 22 Ottobre 2017, 11:54 - Ultimo aggiornamento: 19:32

«Non ce la faccio più, brucio tutto». Nella notte tra giovedì e venerdì, prima di dare fuoco all' appartamento di Como in cui è morto con i quattro figli, Faycal Haitot aveva inviato un messaggio whatsApp a una conoscente di Monza. Il destino ha voluto che l'ultimo grido di disperazione lanciato dall'operaio marocchino di 49 anni non arrivasse a destinazione: l'amica aveva spento il telefono di notte, e quando l'altra mattina poco dopo le 8 ha visto il messaggio ha chiamato subito la Questura. Era troppo tardi: dal condominio panoramico di via per San Fermo era già partita la telefonata di un residente allarmato per il fumo nell'appartamento dell'ultimo piano. L'idea di dare fuoco alla casa non è nata in un istante, ma è stata meditata.

LA DENUNCIA ALLA MOGLIE
Haitot temeva sempre di più di perdere i figli. Lunedì scorso era stato convocato dal Tribunale dei Minori a Milano, che sei mesi fa gli aveva affidato i bambini di 11, 7, 5 e 3 anni. Nel mese di aprile Haitot aveva denunciato la moglie, gravemente depressa, per maltrattamenti sui figli: servizi sociali e procura minorile avevano così deciso di affidare i quattro bambini al padre e di far curare la donna in un centro specializzato. Al Comune di Como era stato lasciato l'incarico di vigilare sui bambini ed è in questo ambito che un mese fa Haitot, che nel frattempo aveva smesso di lavorare per stare con i figli, era stato convocato dai servizi sociali, quando le scuole avevano segnalato che i bambini in classe non si erano mai visti. L'uomo, che il primo giorno di scuola era andato dai carabinieri dicendo che non avrebbe mandato i figli a scuola perché non poteva permetterselo, non si è mai presentato alle convocazioni dei servizi sociali.

Di conseguenza al Tribunale dei minori è stata inviata una relazione negativa, come ha indirettamente confermato il Comune, quando ha affermato «di avere attivato dei percorsi diretti a individuare le azioni opportune, in tutte le sedi, per la tutela dei minori». Da parte sua l'operaio, in un lungo messaggio inviato il 16 settembre al profilo Facebook del quotidiano La Provincia, denunciava di essere stato ignorato dai servizi sociali che gli davano sì la casa ma non i mezzi per dare da mangiare ai figli. È in questo ambito, in questo «loop» che lui vedeva senza uscita, che ha maturato la sua folle decisione.

I CONOSCENTI
Una persona normale, scrupolosa, dignitosa, che teneva ai figli e al loro decoro, lo descrive chi ha avuto a che fare con lui. L'inchiesta aperta dalla procura di Como ora dovrà ricostruire anche tutti questi passaggi alla lente del codice penale per valutare la sussistenza di eventuali responsabilità. La Procura, intanto, ha deciso di non effettuare l'autopsia sulle cinque salme, per cui è atteso il via libera alla sepoltura. Nel giorno dei funerali sarà proclamato il lutto cittadino.
 

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