Anna Frank, parla Lotito: «Stupidi in ogni comunità, in quella laziale come in quella ebraica»

AP Photo/Gregorio Borgia
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 25 Ottobre 2017, 11:03
Noi laziali, dice Claudio Lotito, abbiamo sempre combattuto «comportamenti antisemiti e anti-razzisti». Antirazzisti? Vabbè, un lapsus. Lontano dalle telecamere che lo hanno assediato durante la visita alla Sinagoga, il presidente della Lazio dà fiato ai propri ragionamenti e confessa di avere più di un sospetto sulla mano che ha incollato gli adesivi con Anna Frank in giallorosso. Una mano, forse, «esterna» agli ultrà della Curva Nord. Riecco l'ipotesi del complotto, quindi, anzi del «gomblotto», per richiamarne la versione macchiettistica del Lotito imitato in tv. Il patron della Lazio, in realtà, ha la voce seria: «C'è qualcosa di strano», ripete, mentre aspetta «i risultati delle indagini». Poi, durante la chiacchierata, si apre a ipotesi investigative più probabili. «In ogni gruppo ci sono dei cretini», concede.

Anche nella Lazio, quindi?
«In tutti i gruppi, anche nella comunità ebraica ci sono delle persone, diciamo, particolari».

Cosa intende per persone particolari?
«Dico che in tutte le comunità con centinaia e migliaia di persone può esserci lo stupido di turno. Su una cassetta intera ci può essere una mela marcia, ma non significa che tutta la cassetta sia bacata. Vale per tutti. La settimana scorsa a messa c'era la parabola del Vangelo: dare a Cesare quel che è di Cesare».

Quindi?
«Dire che tutta la tifoseria laziale è razzista è sbagliato. Chi è responsabile, va daspato a vita (messo sotto Daspo, ndr). Ma non mi sento di confermare ancora una volta che sono i soliti tifosi laziali razzisti».

Chi è stato quindi?
«Aspetto le indagini, ma non mi sembra che la nostra tifoseria abbia dimostrato atteggiamenti di questo tipo. Gli Irriducibili si sono dissociati, mi pare. Mercoledì contro il Nizza ci hanno fatto anche i complimenti».

Chi?
«Le autorità francesi».

E perché?
«Perché non c'è stato uno striscione razzista, un buuu. E lo stesso contro il Cagliari. Se ci fosse stato un atteggiamento antisemita, sarebbe emerso durante la partita, no? Invece finisce la partita e il giorno dopo si va a pulire lo stadio e spuntano queste fotografie».

Per lei non le hanno messe i tifosi laziali, quindi?
«Abbiamo chiesto alle forze dell'ordine di verificare anche chi ha stampato gli adesivi, perché le stesse cose erano spuntate nell'altra curva, con la maglia della Lazio e la scritta: laziale giudeo».

Ci sta dicendo che per lei sono stati i romanisti?
«Non entro nel merito delle indagini, il problema che mi pongo è che stranamente ora viene fuori un'estremizzazione di un problema che la Lazio ha sempre combattuto, da 13 anni, da quando faccio il presidente».

Un complotto, insomma...
«È strano che dall'oggi al domani esca fuori un meccanismo che dipinge la Lazio razzista e antisemita. E casualità questo avviene non solo in un momento in cui la Lazio ottiene ottimi risultati, ma stranamente proprio quando si registra un cambiamento di tendenza della tifoseria».

Cioè dopo anni di contestazioni, quando lei si è riconciliato con gli Irriducibili.
«Io non mi sono riconciliato con nessuno, sono loro che hanno rivisitato certi atteggiamenti parossistici contro le regole, contro i valori dello sport. Poi se siano veri o falsi non lo so, ma finora si stanno comportando bene. Hanno anche portato i fiori, lì, sul luogo dell'eccidio. E poi che fanno? Si sono impazziti?».

Ritiene davvero impossibile, insomma, che in Curva Nord ci siano dei razzisti?
«Può esserci qualche matto che non accetta questo cambiamento ma è più facile pensare che queste cose siano strumentali per poter destabilizzare l'ambiente».

Fatte da una mano esterna?
«Eh, la mattina può succedere di tutto e poi danno la colpa alla società. Ma mi faccia dire: io ho un ottimo rapporto con la comunità ebraica».

Che però ieri non si è presentata, come l'ha presa?
«Guardi, Kant faceva la differenza tra fenomeno e noumeno. Fenomeno, da fainomai .. apparire, io non volevo apparire. Il mio è un fatto noumenico, non devo cercare gesti riparatori e non devo ingraziarmi nessuno. Queste cose le vivo, dico sempre ai giocatori che devono nutrire anche lo spirito, il sabato qui a Formello facciamo sempre la messa».
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