Parma, al via Cibus la fiera dell'agroalimentare: «Dalla crisi si esce con il food»

A Parma l'inaugurazione di Cibus 2014. In mostra 2700 aziende agroalimentari
di Stefania Piras
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Lunedì 5 Maggio 2014, 18:29 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 16:51
Il bonus da 80 euro? Ha un significato, non una cosa trascurabile: pu segnare una svolta. A dirlo Filippo Ferrua Magliani, presidente di Federalimentare che rivela così tutto il suo ottimismo e benedice l’inaugurazione di Cibus 2014, la fiera internazionale dell’alimentare italiano, a Parma dal 5 all’8 maggio. Gli fa eco il viceministro Carlo Calenda che pensa soprattutto al traino che l’agroalimentare rappresenta fuori dai confini domestici: “E’ il nostro filone d’oro”. C’è fame di cibo italiano nel mondo.



Per questo si presenta come un’edizione record questa di Cibus 2014, con il pensiero che galoppa già verso l’Expo 2015. Le aspettative sono altissime e i numeri non nascondono le ambizioni: 2700 aziende alimentari italiane che espongono, 10 mila operatori commerciali (dei 65 mila globali) provenienti da 115 Paesi.



Sono centinaia i nuovi prodotti che verranno presentati per la prima volta e che strizzano l’occhio a palati globalizzati. Come il pistacchiotto, cugino del celebre cioccolatino al gianduia, la crema di aceto balsamico con salsa al tabasco, la linea cosmetica all’olio extra vergine d’oliva, la prima bresaola a tasso ridotto di sodio, il ragù di seitan, il latte alternativo, il burro senza lattosio. E poi ancora: spray aromatizzati, topping al pesto, fusilli low carb, salame di agnello e tanto altro. E’ un panorama variegatissimo che mescola sapienza industriale e tendenze alimentari apparentemente lontanissime dai nostri confini. Ci sono gli ormai immancabili prodotti biologici, gluten free ma anche le tecniche di macellazione halal e kosher, fino agli alimenti anti aging.







Il Vice Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, forte dei dati sull'export che si conferma una certezza (+5,8% nel 2013), ha voluto lanciare un messaggio chiaro agli imprenditori del food: “A fine 2017 avremo una crescita del settore dell’8,2% e il Governo triplicherà per il prossimo anno il budget per la promozione agroalimentare”.



Ed è boom di visitatori già dalle prime ore del mattino nonostante lo sciopero dei dipendenti del Comune di Parma che per dare risalto alla rottura consumata con il sindaco Federico Pizzarotti hanno inscenato una protesta slow: una biciclettata per rallentare il traffico massiccio verso il quartiere fieristico.



A fare gli onori di casa è Franco Boni, presidente delle Fiere di Parma, ente che allestirà il padiglione di Federalimentare all’interno dell’Expo 2015: “Contro circa 30 miliardi di esportazione ce ne sono 60 di cibo che viene contrabbandato come italiano. Questo dato rende bene l’idea di quanto siano ricercati i nostri prodotti”. Il compito di analizzare il punto della situazione tocca invece al presidente di Federalimentare Filippo Ferrua Magliani che non tralascia la nota dolente dei consumi interni al palo (- 14% perso negli anni della crisi) e promuove il bonus di 80 euro.



Ma è sul fronte occupazionale che il settore alimentare paga alla crisi un prezzo significativo, ancor più simbolico per la sua storica anticiclicità. “Rispetto a 10 anni fa”, ha sottolineato il presidente nella sua relazione, “il numero delle imprese alimentari è calato del 17,9%, mentre quello degli addetti (oggi superiore alle 385mila unità) segna una riduzione del 13,6%. A chiudere sono state soprattutto le micro-imprese fino a 9 addetti, oggi 48mila rispetto alle 60mila del 2001. Tiene, invece, la fascia propriamente «industriale» delle imprese alimentari, quella superiore ai 9 addetti, con oltre 6.800 imprese (erano circa 6.900 10 anni fa). Nonostante tutto, quindi, la spina dorsale del comparto è sostanzialmente integra rispetto ad altre realtà del manifatturiero. E per questo a buon diritto l'alimentare può candidarsi a motore della crescita del Paese”



Un orgoglio, quello alimentare, fotografato anche da una ricerca condotta da Doxa per Federalimentare e presentata proprio stamattina. Per quasi 6 italiani su 10 l'industria del food è il settore che ci rappresenta di più al mondo. In questa classifica sull'«italianità» l'alimentare (57%) «doppia» il settore della moda (27%) e distanzia l'automobilistico (7%), le calzature (7%) e il comparto dei mobili e del design (3%).