Quando il cibo sprecato diventa un dono: il progetto Spreco lo trasforma in risorsa per i più poveri

Quando il cibo sprecato diventa un dono: il progetto Spreco lo trasforma in risorsa per i più poveri
di Cristina Montagnaro
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Giovedì 25 Gennaio 2018, 16:07 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 19:46
Lo Spreco come una risorsa e il cibo non va a male: è  racchiusa in questo efficace slogan tutta la sfida del progetto sociale “spreco come risorsa”, attivo da questo mese a Bollate, comune di Milano con ambiziosi obiettivi: favorire la riduzione dello spreco di cibo, aiutando le fasce più deboli e dare anche una possibilità di lavoro a persone disoccupate. L’iniziativa è stata presentata questa mattina in conferenza stampa alla Camera dei Deputati, a Roma con la presenza di Eleonora Cimbro, parlamentare di Liberi ed Uguali.
Purtroppo in Italia sprechiamo molto cibo: 5,6 milioni di tonnellate all’anno e di queste 5,1 milioni diventano spreco.

L’impresa sociale ‘Spreco come risorsa’ ha sentito l’esigenza di fare qualcosa, da anni opera sul territorio nazionale per l’attuazione della legge Antisprechi del settembre 2016, finalizzata al recupero delle eccedenze alimentari presso le medie, grandi e piccole distribuzioni, da destinare alle fasce di povertà. Opera a Bollate, Milano, ma grazie ad un incontro con il XV municipio di Roma spera di portare la sua esperienza anche nella Capitale.

Fulvio Sperduto, fondatore dell’impresa sociale spiega: «L’intuizione l’ho avuta approfondendo il libro ‘Lo spreco utile’ del professor Andrea Segrè e ho pensato ad un modo per riutilizzare i tanti cibi sprecati che finiscono nell’immondizia ed è così che ho pensato di mettere in connessione supermercati, negozi, ristoranti, mense scolastiche,  ospedali, tutta la grande distribuzione e le onlus per consegnare le eccedenze buone  alle persone in difficoltà, che sono sempre di più».

Ed ecco allora che grazie agli imprenditori sociali e ai volontari, ci saranno autisti che passeranno con i furgoni più volte a settimana per caricare il cibo selezionato dai responsabili dei supermercati, ristoranti, piccoli negozi, tra cui frutta, verdura, yogurt, pelati e anche pasta e le porteranno alle onlus che si occupano di distribuirlo alle persone più bisognose.

Lo spreco alimentare è lo scarto di prodotti  per ragioni commerciali, estetiche o per scadenza imminente, ma ancora commestibili e destinabili al consumo, come ad esempio uno yogurt scaduto da poco o una vaschetta di prosciutto già aperta. Sono eccedenze alimentari quei prodotti che, hanno il requisito di igiene e sicurezza, e risultano invenduti o non somministrati per carenza di domanda o non conformi ai requisiti aziendali, rimanenza di attività promozionale, prossimi alla scadenza o non idonei alla vendita.
 
«Per noi è un grande traguardo poiché con l’attuazione della legge abbiamo potuto concretizzare e rendere operativo questo lavoro che ha un unico sfondo sociale, facendo di una necessità una virtù – spiega Angela Baccaro, consigliere comunale di Bollate e referente per i comuni del progetto-  Infatti l’impresa che si occuperà del recupero delle eccedenze alimentari presso le medie grandi e piccole distribuzioni del territorio nazionale, vedrà l’impiego di persone che saranno attinte dalle liste protette segnalate dai Comuni che vorranno aderirvi, diventando così un’occasione, previa formazione, di una reale possibilità lavorativa.  Si aggiungerà un ulteriore tassello legato a nuovi posti di lavoro».

Lavoro che sarà proprio quello di autisti di furgoni, che andranno in giro a  prendere il cibo e poi  consegnarlo alle onlus, e saranno segnalati grazie alle liste di collocamento presenti sul territorio.
Questo è un progetto che aspira a estendersi su tutto il territorio nazionale, e sono già 18 i comuni che hanno espresso interesse all’iniziativa, tra cui anche il XV municipio di Roma con cui hanno un incontro per capire se si potrà attuare anche nella capitale.

Tra i vantaggi ci sono anche incentivi fiscali sulla tassa per lo smaltimento dei rifiuti  per i negozianti che aderiscono. La legge infatti  prevede incentivi fiscali per chi opera contro lo spreco alimentare. Tutti gli esercizi commerciali aderenti,  potranno esporre una certificazione di qualità che attesta la qualifica pubblica di “esercizio commerciale attento e sensibile a un consumo etico e sostenibile”.
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