Cesena, sesso in chat e incontri hard con baby squillo, poi il ricatto di denunce per pedofilia

Cesena, sesso in chat e incontri hard con baby squillo, poi il ricatto di denunce per pedofilia
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Venerdì 6 Marzo 2015, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 13:57
Adescavano adulti in chat e attraverso i social network. Una volta programmati incontri hard, la banda minacciava i clienti di sporgere denuncia per pedofilia, garantendo il silenzio solo in cambio di soldi e regali costosi.



La squadra mobile di Forlì ha denunciato 12 giovani - 10 minorenni e due appena maggiorenni, cinque sono ragazze, sia italiani che stranieri, alcuni con situazioni famigliari problematiche, altri con una vita tranquilla - per rapina, tentata rapina, estorsione, furto aggravato.



Il tutto è partito la scorsa estate quando una 15nne, messa alle stretta dai genitori per il possesso di un nuovo e costoso telefonino, ha confessato agli agenti di avere avuto, in compagnia di un altra ragazza, degli incontri a sfondo sessuale in un albergo di Forlì con un uomo proveniente da fuori regione in cambio di regali. Partite le indagini alla ricerca del pedofilo e di eventuali altri la sorpresa: le intercettazioni ambientali hanno infatti dimostrato che il gruppo di giovani - guidato dall'altra ragazzina, 14enne, che aveva partecipato all'incontro nell'albergo - contattava via social network uomini in cerca di emozioni forti, proponeva lo scambio di foto hard (in certi casi i ragazzi assumevano via internet il ruolo di «ragazza», inviando foto prese dai siti porno) e quando la vittima prescelta, dopo averne carpito la confidenza e i dati per poterla rintracciare, abboccava inviando sue foto compromettenti, scattava la trappola: la ragazza (vera o falsa) precisava di essere minorenne, che i genitori avevano scoperto tutto e che minacciavano di andare dalla polizia.



La situazione però, veniva precisato, poteva essere evitata con regali o denaro. Bastava raggiungere Forlì e nei giardini pubblici incontrarsi per consegnare il dovuto. Documentato dalle intercettazioni che la banda intendeva anche rapinare le sue vittime. «Tu porta la pistola finta, che gli facciamo paura», avrebbe detto la ragazza leader ad un ragazzo del gruppo. In questo modo sono state documentati almeno due casi di persone così irretite e costrette a «regalare» telefoni, ricariche e contanti.



Emerso anche che parte dei componenti il gruppo era solita commettere furti ai danni dei compagni di scuola e che nelle loro conversazioni telefoniche l'unico argomento ricorrente erano i soldi e come procurarseli.
Le tre vittime accertate sono state a loro volta denunciate, una per rapporti sessuali con minorenni e detenzione di materiale pedopornografico, e le altri due per detenzione di materiale pedopornografico.
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