Cassazione: «Il no alle nozze gay non è discriminatorio, ma sì a diritti per le coppie di fatto»

Cassazione: «Il no alle nozze gay non è discriminatorio, ma sì a diritti per le coppie di fatto»
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Lunedì 9 Febbraio 2015, 20:24 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 08:42
Il no al matrimonio e pubblicazioni di nozze per le coppie omosessuali non può essere considerato una discriminazione: semplicemente l'Europa e la Costituzione - afferma la Cassazione - non impongono al legislatore di estendere il vincolo del matrimonio alle persone dello stesso sesso che, invece, hanno il diritto ad uno «statuto protettivo», già "azionabile", con diritti e doveri delle coppie di

fatto.



Ad avviso della Cassazione - che ha respinto il ricorso di una coppia gay che voleva sposarsi in Campidoglio e pubblicare le nozze - «la legittimità costituzionale e convenzionale della scelta del legislatore ordinario, in ordine alle forme e ai modelli all'interno dei quali predisporre per le unioni tra persone dello stesso sesso uno statuto di diritti e doveri coerente con il rango costituzionale di tali relazioni, conduce ad escludere» che l'assenza di una legge per le nozze omosessuali produca discriminazione.



Per la Cassazione, quel che occorre - e su questo i supremi giudici sollecitano «la necessità di un tempestivo intervento del legislatore» - è dare «riconoscimento», in base all'articolo due della Costituzione che tutela i diritti umani dei singoli e della loro vita sociale e affettiva, a «un nucleo comune di diritti e doveri di assistenza e solidarietà propri delle relazioni affettive di coppia».



Ritengono gli "ermellini" che occorra affermare la «riconducibilità» di «tali relazioni nell'alveo delle formazioni sociali dirette allo sviluppo, in forma primaria, della personalità umana». Non è un riconoscimento da poco, anche se questo verdetto può sembrare una doccia fredda sulle attese di tante persone. In particolare su quella dei due attivisti radicali, conviventi da decenni, Angelo A. e Pier Giorgio D.S., che hanno contestato la decisione con la quale la Corte di Appello di Roma con decreto del maggio 2012 aveva detto "no" alla pubblicazione di matrimonio da loro richiesta, e negata dall'ufficiale di stato civile del Comune di Roma.



Per avvalorare la loro decisione, i supremi giudici, in linea con quanto già stabilito da recenti sentenze della Consulta - hanno passato in rassegna anche la Carta dei diritti fondamentali della Ue e osservato che «l'articolo 12, ancorchè formalmente riferito all'unione matrimoniale eterosessuale, non esclude che gli Stati membri estendano il modello matrimoniale anche alle persone dello stesso sesso, ma nello stesso tempo non contiene alcun obbligo».



Gli Stati possono regolarsi con ampia autonomia sul tema delle nozze gay. «Nell'art. 8 che sancisce il diritto alla vita privata e familiare - prosegue ancora il verdetto - è senz'altro contenuto il diritto a vivere una relazione affettiva tra persone dello stesso sesso protetta dall'ordinamento, ma non necessariamente mediante l'opzione del matrimonio per tali unioni».



Ma le coppie omosessuali, come tutte le coppie di fatto, non è che non abbiano "protezione", dato che - scrive il presidente della Prima sezione civile della Suprema Corte Maria Gabriella Luccioli - possono «acquisire un grado di protezione e tutela equiparabile a quello matrimoniale in tutte le situazioni nelle quali la mancanza di una disciplina legislativa determina una lesione di diritti fondamentali scaturenti» da tali relazioni.



In proposito, la Cassazione, spiega che, se lo "statuto" delle coppie di fatto di qualunque tipo si farà ancora aspettare, «l'operazione di omogeneizzazione» dei diritti e dei doveri può comunque «essere svolta dal giudice comune, non soltanto dalla Corte Costituzionale, in quanto i giudici ordinari sono tenuti ad una interpretazione delle norme non solo costituzionalmente orientata, ma anche convenzionalmente orientata».



Con questa sottolineatura, la Suprema Corte ha bocciato la richiesta di Angelo e Pier Giorgio di far riesaminare dalla Consulta la questione delle nozze gay dal punto di vista della discriminazione, e ha esortato chi sul piano dei diritti "di coppia" si sente "mutilato", a bussare alle porte dei tribunali dove troverà giudici che oltre alla bussola della Costituzione sono pronti a dare tutele più ampie - anche se non 'matrimonialì - in linea con la giurisprudenza comunitaria più liberal e avanzata. È giù successo per i figli delle coppie di fatto equiparati agli altri, per il diritto del convivente a ricevere l'indennizzo assicurativo per la morte sul lavoro del compagno, e in molti altri casi dove non ha prevalso il riconoscimento formale del legame ma la sua realtà.