LA DECISIONE
«In realtà - si legge nelle carte del procedimento - era quasi certo che la somma fosse indirizzata a sostenere l'associazione “Nessuno tocchi Caino”, cosa che però è vietata da una circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap)».
Il magistrato di sorveglianza della città piemontese aveva autorizzato il trattenimento della missiva con una decisione confermata dal Tribunale di Torino nel 2017 e resa definitiva nei giorni scorsi dalla Cassazione. Gli Ermellini hanno fatto notare, nei giorni scorsi, che «la circolare del Dap aveva vietato rapporti epistolari fra detenuti sottoposti al 41 bis e un'associazione, al fine di evitare l'insorgere di proteste da parte della popolazione detenuta». A questa disposizione i supremi giudici non hanno mosso rilievi perché è «dettata da ragioni di sicurezza e di ordine nelle carceri in aderenza a quanto permesso dall'ordinamento penitenziario». Per bloccare la corrispondenza - ha ribadito la Corte Suprema - «non è necessaria la prova della commissione di reati o della pericolosità della missiva, ma è sufficiente il ragionevole timore di un pericolo per l'ordine e la sicurezza degli istituti».
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