Caso Ruby, pg a Cassazione: «Annullare sentenza assoluzione per Berlusconi»

Caso Ruby, pg a Cassazione: «Annullare sentenza assoluzione per Berlusconi»
3 Minuti di Lettura
Sabato 29 Novembre 2014, 13:30 - Ultimo aggiornamento: 17:36

Il sostituto procuratore generale di Milano Piero De Petris ha presentato il ricorso con cui chiede alla Cassazione di annullare la sentenza con cui i giudici di secondo grado lo scorso luglio hanno assolto Silvio Berlusconi per il caso Ruby.

Il ricorso, circa 60 pagine, è stato depositato questa mattina nella cancelleria centrale penale della Corte d'Appello.

L'assoluzione. Il leader di FI è accusato di concussione e prostituzione minorile e nel giugno 2013 era stato condannato dal Tribunale a 7 anni di carcere. Lo scorso 18 luglio, la seconda sezione penale della Corte d'Appello di Milano, presieduta da Enrico Tranfa (il giudice che poi ha lasciato la magistratura, perchè in disaccordo con gli altri due componenti del collegio), ha assolto Berlusconi dando per certo che Ruby si sia prostituita ad Arcore, durante le serate in cui è andato in scena il «Bunga-Bunga», e che tra lei e il padrone di casa ci siano stati «atti di natura sessuale retribuiti», ma ritenendo però che non sia stato provato che l'ex premier conoscesse la vera età della ragazza, che ai tempi aveva 17 anni.

Rivelazioni compromettenti. Per la Corte, inoltre, non è stato provato nemmeno che l'allora presidente del Consiglio, «preoccupato» del rischio di «rivelazioni compromettenti» sui presunti festini a luci rosse, quando telefonò alla Questura di Milano per ottenere il rilascio della giovane marocchina abbia minacciato o intimidito i funzionari di polizia che si occuparono del caso.

Il sostituto procuratore generale Piero De Petris, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto, invece, la conferma della condanna a sette anni di carcere per l'ex capo del Governo in quanto, stando alla sua ricostruzione, il leader di FI avrebbe fatto pressioni sui funzionari di polizia, al punto da «ordinare» loro con una «minaccia implicita» la consegna della giovane marocchina al «consigliere ministeriale regionale presso la Presidenza del Consiglio» Nicole Minetti.

Le intimidazioni. Un comportamento, come lo aveva definito il pg in aula, «fortemente intimidatorio» che avrebbe dimostrato la «piena consapevolezza» dell'ex premier della «minore età» della ragazza e del «pericolo che poteva rappresentare». E ciò perchè, secondo il pg, «è certa la sua attività di prostituzione» ad Arcore e molti sono gli elementi emersi dalle carte processuali che avrebbero provato che la giovane ha avuto rapporti sessuali con Berlusconi.

Nuova udienza. Ora, depositato il ricorso della Procura Generale, la parola passa alla Cassazione che dovrà fissare un'udienza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA