Il caso Ruby, dopo 4 anni dal “Bunga bunga” l'assoluzione in appello per Berlusconi

Il caso Ruby, dopo 4 anni dal “Bunga bunga” l'assoluzione in appello per Berlusconi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Luglio 2014, 14:49
il 26 ottobre 2010 quando viene svelata sulla stampa l'inchiesta che coinvolge Silvio Berlusconi. Due i capi d'accusa: concussione e prostituzione minorile.



Protagonista Karima El Mahroug, in arte Ruby, fermata per furto il 27 maggio e consegnata dalla Questura di Milano, dopo una telefonata del premier, al consigliere regionale Nicole Minetti. È l'allora minorenne, presunta nipote di Mubarak, a rompere il silenzio con i magistrati sulle "cene eleganti" e a parlare di "bunga bunga".



Il 15 febbraio 2011 il gip di Milano Cristina Di Censo rinvia a giudizio con rito immediato il leader di Forza Italia, il 6 aprile inizia il processo davanti ai giudici della quarta sezione penale di Milano. Folla di giornalisti stranieri e grande dispiegamento di forze dell'ordine per la prima udienza. Assente Berlusconi, nessuno si costituisce parte civile contro il premier.



19 ottobre 2012. Una «mostruosa operazione di diffamazione internazionale per me e per le mie ospiti». Berlusconi si difende in aula con dichiarazioni spontanee: in una cena ad Arcore, Ruby «attirò l'attenzione dicendo di essere egiziana, figlia di una cantante appartenente a una facoltosa famiglia imparentata con Mubarak». Non una minorenne, ma una 24enne, buttata fuori di casa dal padre «perché voleva convertirsi alla religione cattolica». Con lei non ci sono «mai state scene di natura sessuale» e la telefonata in Questura è stata fatta «solo per evitare un incidente diplomatico».



4 marzo 2013. Nella requisitoria il pm Antonio Sangermano parla di «collaudato sistema prostitutivo» di cui «Karima è parte integrante». Ad Arcore va in scena «un mercimonio del corpo lesivo della dignità delle donne».



Dopo lo stop tra impegni politici e visite mediche dell'imputato, il processo "riparte" il 13 maggio. Ilda Boccassini chiede sei anni di reclusione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per Berlusconi. «Non vi è dubbio che Karima abbia fatto sesso con l'imputato e che ne abbia ricevuto dei benefici» e «tutti gli elementi danno la certezza che è stato costretto a intervenire abusando della sua qualifica di presidente del Consiglio per sottrarre la minore dalla Questura ed evitare che lei potesse svelare» fatti a lui scomodi, la sua tesi.



3 giugno. «Per noi la soluzione deve essere l'assoluzione perché il fatto non sussiste». Così i difensori Niccolò Ghedini e Piero Longo chiedono l'assoluzione del loro assistito. «Sono 50 i testimoni che dicono tutti le stesse cose su quanto accadeva ad Arcore, il resto è fantasia», affermano nell'arringa.



24 giugno. I giudici della quarta sezione penale condannano Berlusconi a sette anni di carcere e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. L'ex premier è colpevole di concussione per costrizione e per il reato di prostituzione minorile. Il verdetto è superiore alla richiesta dell'accusa.



20 giugno 2014. Inizia davanti ai giudici della seconda Corte d'Appello di Milano il processo di secondo grado a carico di Berlusconi, il quale sta scontando l'affidamento in prova dopo la condanna in via definita per il processo sui diritti tv.



11 luglio. ll pg Piero De Petris chiede la conferma della condanna a 7 anni per Berlusconi perché non c'è «ragione alcuna» per concedergli le attenuanti generiche sia «per i fatti di reato contestati, sia per il complessivo comportamento tenuto dall'imputato». La «severità» della pena in primo grado «è innegabile» ma corretta: l'ex premier ha avuto rapporti sessuali con Ruby ed era consapevole della sua minore età. La telefonata in Questura, con cui ha commesso «concussione per costrizione», è un «abuso colossale» con un'«inequivoca portata intimidatoria».



15 luglio. «Nessun ordine» impartito da Berlusconi, «nessun vincolo costrittivo» verso gli uomini della Questura. «Noi reclamiamo una sentenza di assoluzione per insussistenza del fatto», dice in aula la difesa rappresentata da Franco Coppi e Filippo Dinacci. Nessuna prova di rapporti sessuali tra Karima e l'ex premier, né certezza che conoscesse la sua minore età.



18 luglio. Si chiude, dopo solo quattro udienze, il processo d'appello. Il collegio presieduto da Enrico Tranfa, al termine di una camera di consiglio durata tre ore, condanna Berlusconi cavovolge la sentenza di primo grado: l'ex premier è stato assolto dal reato di concussione perché il fatto «non sussiste», mentre è stato assolto dall'accusa di prostituzione minorile perché il fatto «non costituisce reato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA