Caso Milanese, svolta nell'inchiesta
scoperto il manuale delle nomine

Marco Milanese
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Sabato 9 Luglio 2011, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 18:27
di Valentina Errante e Massimo Martinelli

ROMA - Alla fine saltato il tappo, a Roma come a Napoli. All’indomani della richiesta di arresto per il parlamentare Pdl, Marco Milanese, la procura di Napoli cala le carte, quasi tutte. E rivela a sostegno delle accuse contro l’ormai ex consulente del Tesoro le dichiarazioni di imprenditori e i manager di Stato. Alcuni nauseati dal sistema, altri terrorizzati dall’idea di spostarsi dalle poltrone dei loro uffici alle panche delle aule giudiziarie. Tutti hanno disegnato lo stesso sistema di spartizione, con gli stessi attori e con le medesime bassezze. Così l’inchiesta sulla presunta corruzione di Marco Milanese si è mescolata con quella sulle nomine pilotate in Enav; e poi con l’altra, sulla presunta loggia P4 di Luigi Bisignani. Per diventare un unico grande calderone giudiziario in cui si racconta come i vertici delle aziende di Stato, da Finmeccanica a Trenitalia, dall’Eni fino alle consociate, sia «roba loro». Cioè della fame di politici e ministri, che indicano nomi e cognomi - anche senza requisiti - di chi deve accomodarsi nei consigli di amministrazione e persino nei collegi sindacali, in un calderone in cui i secondi, che dovrebbero verificare l’attività dei primi, in realtà sono espressione degli stessi referenti politici.



Lo schema Finmeccanica. A far comprendere ai magistrati napoletani quanto la presunta illegalità delle operazioni di lobbing di Luigi Bisignani fosse poca cosa di fronte a quello che poteva mettere in campo Marco Milanese, è stato un appunto sequestrato nel computer di Lorenzo Borgogni, potente capo delle Relazione Esterne di Finmeccanica e tra i principali collaboratori del presidente Guarguaglini. E’ intitolato ”membri esterni controllate per Milanese.doc»; e indica uno per uno i nomi dei membri dei cda e dei collegi sindacali delle principali società controllate dal colosso di piazza Montegrappa. C’è Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare, Oto Melara, Elsag Datamat, Selex Sema, Selex Galileo e Wass. Accanto ai soggetti da nominare i politici di riferimento, talvolta indicati per nome, altre volte per partito.



La collaborazione del manager. E’ un emotivo, Lorenzo Borgogni. Ha la parlata del toscanaccio, ma non l’impertinenza dei suoi compaesani. Ci mette un attimo a capire che dopo la perquisizione del Ros nei suoi uffici, è arrivato il momento di parlare, almeno di quello che succede nelle circa duecento società controllate da Finmeccanica, distinguendole tra quelle di primo, secondo e terzo livello, in ordine di importanza. Quindi snocciola nomi e padrini politici, con una premessa: «Per quanto riguarda le società di primo livello, che saranno una quindicina, io preparo un prospetto con le cariche in scadenza e lo mando ai tre ministeri, Tesoro, Difesa e Sviluppo Economico, a Palazzo Chigi e agli altri consiglieri di amministrazione espressione della politica».



I referenti politici. Borgogni racconta cosa è accaduto negli ultimi tre anni: «In questo periodo, Squillace è espressione del ministro della difesa La Russa, il consigliere Galli per la Lega mentre per lo Sviluppo Economico (Scajola) il riferimento è stato il consigliere Alberti, anche se formalmente espressione dell’azionista Mediobanca».



L’assegnazione delle poltrone. E’ sempre Borgogni a spiegare come vengono raggiunti gli accordi sulle cariche e sulle poltrone: «Per quanto riguarda il Tesoro, la suddetta lista la consegnavo all’onorevole Milanese; naturalmente da ciascuna parte ci sono state richieste per il maggior numero di persone e per il 2010 c’è stato il tavolo di compensazione e di coordinamento dove erano presenti Letta, Milanese, Giorgetti per la Lega ed io che avevo ricevuto due, tre nomi da La Russa che non potè partecipare».



«Decideva Milanese». Quale fosse il potere di Marco Milanese come rappresentante del Tesoro lo racconta invece Vincenzo Fortunato, capo di Gabinetto di Tremonti dal 2008 e, probabilmente, il funzionario che avrebbe dovuto rivestire il ruolo che invece era assegnato al parlamentare finito sotto accusa: «Milanese ha seguito per conto del ministro le nomine delle società di primo livello, le cui azioni sono detenute dal ministero del Tesoro». E poi, tanto per dare il quadro della vastità di azione, ha elencato «a titolo di esempio: Eni, Enel, Anas, Fs, Poligrafico dello Stato, Sogei, Finmeccanica, Fincantieri, Fintecna, Enav».



L’elenco Finmeccanica. Su quell’appunto sequestrato nel computer della segretaria di Borgogni, i magistrati vogliono saperne di più. E il manager non si tira indietro: «Mi viene sottoposto il prospetto denominato ”membri esterni controllate Finmeccanica”, che ricordo essere stato redatto per i rinnovi del 2010 - spiega Lorenzo Borgogni - Ricordo per esempio che il nome di Adolfo Vittorio per Elsag Datamat me lo diede Letta per conto di Giovanardi, che poi chiamò in prima persona. Ricordo che il nominativo di Marchese fu proposto da Milanese nelle caselle che spettavano al Tesoro, per la presidenza del Collegio sindacale di Oto Melara e per il cda di Ansaldo Energia, dove fu registrato dall’ufficio di Sica l’incompatibilità. Quando sorse il problema, rilevammo che era stato nominato anche l’anno precedente, sempre su indicazione del Tesoro nel collegio sindacale di Ansaldo Breda».



Marchese pigliatutto. A questo punto i magistrati si chiedono chi sia questo Marchese che viene designato quasi ovunque. Incrociano le informazioni e scoprono che un merito ce l’aveva: quello di aver costituito la Sogepa insieme ad altre due persone, che poi è la società che, a costo di indebitarsi, aiutò Milanese a vendere le sue case in Francia quando lui si separò dalla moglie per vivere con Manuela Bravi, la portavoce di Tremonti. Marchese è stato interrogato, ovviamente. E ha spiegato la sfilza di incarichi che, come rilevato di Borgogni, avevano provocato quella incompatibilità: sindaco di Spea, Società autostrade spa; consigliere di amministrazione di Equitalia; revisore dei conti della provincia di Pavia, presidente dei sindaci di Oto Melara e Ansaldo Breda. E poi incarichi in Sace, Cespim, Confapi, Sogin, Mariella Burani e persino Voghera Energia.



I costi della politica. Oltre al mercato delle nomine, il grande carrozzone ha bisogno di carburante, sotto forma di denaro liquido, extrabilancio. E a spiegare qual è il sistema di rifornimento ci ha pensato Tommaso Di Lernia, coinvolto nell’altra inchiesta romana sul mercato delle nomine in Enav, anche in questo caso pilotate da Milanese: «C’era un sistema che attraverso il meccanismo della sovrafatturazione o della fatturazione per operazioni in tutto o in parte inesistenti garantiva la creazione di fondi neri da destinare a coloro che erano in grado, per le funzioni svolte, ovvero per la veste politica loro conferita dagli esiti elettorali e da incarichi governativi così assunti di decidere sull’affidamento degli appalti per opere ed attività». Di Lernia, scrive il gip che ieri ha disposto l’arresto per lui e per l’imprenditore De Cesare,, ha raccontato «di avere effettuato, sia attraverso la società Print Sistem che attraverso la Eurotec (di cui quindi ammetteva di essere il reale dominus con potere di destinazione delle risorse) erogazioni di denaro per L’Officina della Libertà, articolazione politica del partito in cui era inserito l’onorevole Aldo Brancher (ex ministro per l’attuazione del Federalismo dell’attuale governo) con il cui segretario, tale Gori, era solito prendere accordi».



valentina.errante@ilmessaggero.it

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