Carte d'identità fallate, mea culpa del Poligrafico «Le sostituiremo»

Carte d'identità fallate, mea culpa del Poligrafico «Le sostituiremo»
di Umberto Mancini
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Lunedì 21 Maggio 2018, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 07:37

ROMA Il Poligrafico dello Stato scende in campo sul caso delle 350 mila carte d'identità elettroniche messe in circolo nonostante un chip difettoso. E in una nota diffusa ieri ammette gli errori - e implicitamente le negligenze nei controlli - e assicura di aver predisposto un piano per la «sostituzione gratuita delle carte difettose nei prossimi 12 mesi» per tutti i cittadini che faranno la richiesta.

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La lettera-denuncia di Antonio Decaro, presidente dell'Anci, l'associazione dei Comuni italiani, ha dunque sortito l'effetto desiderato, rivelando un problema che se non gestito avrebbe potuto creare problemi a numerosi cittadini.

La notizia era stata rivelata nell'ultima riunione interministeriale della Commissione Cie (Carta d'identità elettronica) quando era stato precisato che in circolazione c'erano 346.274 carte difettose tra quelle prodotte dal Poligrafico: in pratica, molti cittadini hanno in tasca un documento di riconoscimento digitale fallato senza saperlo, con dati non leggibili dagli strumenti elettronici e quindi suscettibili di essere rifiutati alla frontiera.


Nella lettera, Decaro ha voluto richiamare alla propria responsabilità il Poligrafico per evitare che i Comuni, parte lesa in questa vicenda e ovviamente incolpevoli, finissero con il ritrovarsi sul banco degli imputati. Una responsabilità tuttavia più che evidente visto che i problemi, anzi le «criticità», come spiega lo stesso Poligrafico in un comunicato diffuso ieri dopo l'allarme lanciato dal Messaggero, «erano già stati individuate nel mese di febbraio 2018». Va osservato però che nel frattempo nessuno ha ritenuto di informare tempestivamente i sindaci e i cittadini del problema. Mentre solo ora vengono assunte le iniziative necessarie per risolverlo.

I TEMPI
Nella stessa nota di precisazione, il Poligrafico scrive che al fine di «evitare rischi di disagi per i cittadini» che si recano all'estero con le carte d'identità elettroniche fallate, ha avviato «con tutte le amministrazioni di riferimento le procedure previste a livello nazionale e internazionale per la corretta gestione di questi documenti in caso di attraversamento delle frontiere con la compilazione di una white list delle Cie, che potranno quindi essere utilizzate», nonostante i dati non corretti contenuti nel chip.

Non è invece ancora chiaro, e il Poligrafico non lo spiega, quale sarà il costo complessivo di questa operazione per le casse dello Stato. Al Tesoro non sono in grado di dare una risposta, mentre secondo alcune stime di fonte sindacale il danno potrebbe aggirarsi intorno ai 50 milioni di euro. Di certo si sa solo che le carte sbagliate sono state prodotte e poi inviate ai Comuni nel periodo che va da ottobre 2017 a febbraio 2018. All'origine degli errori un processo produttivo imperfetto e, ovviamente, la mancanza di adeguate verifiche sui microprocessori installati.

Va detto che l'ambizioso progetto delle carte digitali è partito oltre 10 anni fa e però si è sviluppato tra mille difficoltà, ritardi e stop and go. Va anche detto che questa volta i costi, di là dei disguidi alle frontiere, non ricadranno sugli ignari cittadini e sui Comuni che non dovranno spendere altri soldi per avere i nuovi documenti di riconoscimento, ma solo sul Poligrafico che poi dovrà vedersela con il Tesoro, unico azionista e ministero di riferimento. Resta l'inquietudine per una procedura produttiva che dopo tanti anni di rodaggio fa ancora acqua.

 

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