L’ULTIMA CORSA NEL BOSCO
Per l’esame tossicologico occorrerà attendere una decina di giorni, ma ciò che è stato trovato nello stomaco non lascia dubbi: «Si tratta di avvelenamento», dice la sua addestratrice. Che aggiunge: «Dopo la notizia della sua morte ho letto dei messaggi che non mi sono piaciuti. Non vorrei che si trasformasse in una campagna di odio». Alessandra e Buddy facevano parte di una unità cinofila. La donna è una volontaria del Nucleo da soccorso Argo degli alpini di Fiorano al Serio (Valle Seriana), Buddy ha superato le prove per i cani da soccorso Ipo-R di livello E e FL e si è specializzato nella ricerca dei dispersi in superficie. Insieme hanno preso parte alle ricerche di un disperso sul monte Grem. «Quella mattina Buddy stava correndo come altre volte nel bosco – spiega Alessandra – ma è bastato poco per capire che stava male, che c’era qualcosa che non andava. Quando è tornato era stanco». Il giovane golden retriever aveva un comportamento strano, spossato e dopo pochi minuti ha cominciato ad avere la bava alla bocca, sintomi chiari di un avvelenamento.
ALLARME PER LE ESCHE MORTALI
La corsa dal veterinario nonn è servita a salvarlo, Buddy è morto un’ora dopo.
Lo ricordano con un post anche i compagni del soccorso: «Proprio nel momento in cui Buddy era sul lettino della clinica, ironia della sorte, abbiamo ricevuto una chiamata per la ricerca di un uomo disperso a Valtorta, in Val Brembana». A segnalare la vicenda è stato Giovanni Martinelli, coordinatore delle Unità cinofile da soccorso dell’Associazione nazionale alpini, che mette in guardia: «Alcuni volontari del canile mi hanno segnalato che la zona dove Buddy stava passeggiando è spesso piena di bocconi avvelenati, nonostante nelle vicinanze non ci siano abitazioni. Se fosse stato solo un incidente, se dovesse aver mangiato topini o passerotti contaminati con del veleno, sarei più con l’anima in pace. Ma non credo sia andata così perché lui pesava tanto, trenta chili. Troppo per morire così». Come rimarcano i volontari dell’Associazione alpini, «Buddy potrebbe essere stato ucciso dalla cattiveria di chi magari un domani avrà bisogno dell’intervento di un cane come lui. Il nostro nucleo esiste dal 1986: in trentadue anni abbiamo effettuato 250 interventi di soccorso e avuto oltre cento cani, ma è la prima volta che ne perdiamo uno per avvelenamento».
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