Camorra e politica, il boss accusa Cesaro: «Parlava con i clan»

Camorra e politica, il boss accusa Cesaro: «Parlava con i clan»
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Martedì 5 Agosto 2014, 00:28 - Ultimo aggiornamento: 23:02
NAPOLI - Non bastavano le accuse rivoltegli da due collaboratori di giustizia, che lo tiravano pesantemente in ballo in una vicenda sulla quale sono in corso indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Adesso a inguaiare Luigi Cesaro, ex presidente della Provincia e parlamentare eletto nelle fila di Forza Italia arrivano le dichiarazioni di altri due pentiti. Ma, soprattutto, quelle di Antonio Iovine, ’o Ninno, superboss del clan dei Casalesi oggi sotto protezione dopo aver accettato di collaborare con la giustizia. E sono accuse pesanti, quelle che Iovine rivolge a Cesaro. «Aveva contatti con i clan della zona», dichiara Iovine durante l’interrogatorio reso davanti al sostituto procuratore Cesare Sirignano della Dda partenopea. E inizia a fornire la sua versione dei fatti. Prima di lui lo avevano fatto altri due ex camorristi di spessore: Luigi Guida, napoletano della Sanità poi trasmigrato nelle file del clan dei Casalesi ed ex reggente dell’ala capeggiata dal padrino Francesco Bidognetti; e Gaetano Vassallo, una delle gole profonde che ha rivelato l’intreccio perverso del sistema di smaltimento dei rifiuti. Proprio in forza di queste accuse nei giorni scorsi il giudice per le indagini preliminari di Napoli, Ferrigno, aveva spedito alla Camera dei deputati una richiesta di arresto per Cesaro con l’accusa di concorso esterno e turbativa d’asta.



CORSA CONTRO IL TEMPO

Ma torniamo a Iovine. L’ex primula rossa dei Casalesi sta vuotando il sacco. La corsa contro il tempo imposta dalla legge - che impone a un pentito di concludere tutti gli interrogatori entro 180 giorni dalla data di inizio della collaborazione con la giustizia - costringe il pm Sirignano a un vero tour de force. Iovine viene ascoltato numerose volte. Ed è il 28 luglio quando il magistrato e il collaboratore si ritrovano a stilare l’ennesimo verbale. Otto pagine in tutto: cinque delle quali secretate dalla Procura. «Di Cesaro - spiega Iovine - avevo già sentito parlare in una riunione tra me, Zagaria e Nicola Panaro nel 2005 o 2006. In quella sede Panaro ci informò che Cesaro aveva interesse nella realizzazione di un affare ad Aversa indicato come Texas (la riconversione dell’area industriale dell’ex stabilimento Texas Instrument di Aversa), e ci chiese se avevamo il modo di avvicinarlo. Zagaria, per nulla meravigliato di quella richiesta, si assunse l’impegno di farlo. Zagaria aveva ottimi rapporti con la famiglia Verde di Sant’Antimo (clan camorristico egemone nella zona, ndr)». Iovine entra anche nei dettagli, spiegando come Cesaro fosse in contatto, in particolare, con il capozona di Aversa Corrado De Luca, il quale parlava di lui come «una persona che senza alcuna difficoltà sarebbe stata avvicinata». «Per fare un esempio chiarificatore - mette ancora a verbale il boss pentito - dico che lo stesso avrei fatto io se qualcuno mi avesse chiesto di avvicinare Nicola Cosentino. In quel caso, infatti, al mio interlocutore avrei immediatamente risposto che avremmo potuto facilmente rivolgerci al fratello Giovanni». Tra i Casalesi e i Verde di Sant’Antimo esisteva un «ottimo rapporto di collaborazione», insiste Iovine. Seguono altri “omissis”. «Dopo la riunione di Casapesenna - è sempre Iovine a parlare - incontrai Corrado De Luca, e anche lui mi confermò che aveva la concreta possibilità di incontrare Luigi Cesaro». I presunti rapporti con la camorra di Cesaro sono finiti ieri agli atti del Tribunale del Riesame che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di revoca dell’ordinanza di custodia avanzata dai legali del parlamentare.

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