Busto Arsizio, suora violentò una ragazzina minorenne che si uccise: chiesta condanna a 9 anni

Busto Arsizio, suora violentò una ragazzina minorenne che si uccise: chiesta condanna a 9 anni
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Sabato 21 Novembre 2015, 14:04 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 17:01
I pm di Busto Arsizio (Varese) Maria Cristina Ria e Francesca Gentilini hanno chiesto la condanna a 9 anni e 9 mesi di reclusione per Maria Angela Farè, una suora di 55 anni accusata di abusi sessuali nei confronti di una ragazza, minorenne quando sarebbero iniziati gli episodi, che poi si è uccisa all'età di 26 anni. La richiesta è arrivata al termine di una requisitoria durata circa sette ore.





Secondo le accuse, gli abusi iniziarono in una parrocchia a Busto Arsizio tra il 1997 e il 1998, quando la vittima aveva 12 anni, e sarebbero poi proseguiti per diversi anni. Nel 2011 la ragazza si uccise. I presunti abusi vennero alla luce quando i familiari trovarono i diari della giovane e decine di lettere scritte dalla suora, che nel frattempo era stata trasferita e operava in una scuola di formazione nel Milanese.



La religiosa venne quindi arrestata dagli agenti della Squadra mobile di Varese, con l'accusa di violenza sessuale, stalking e violenza privata. Dopo aver trascorso un periodo agli arresti domiciliari e all'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Mantova), la suora attualmente è in libertà, in attesa degli esiti del processo davanti al Tribunale di Busto Arsizio.



Nel corso della loro requisitoria, i pm hanno letto numerose lettere, email ed sms che la suora inviò alla ragazza, oltre a frasi riportate nei diari della vittima che, secondo l'accusa, proverebbero gli abusi sessuali protratti nel corso degli anni e gli atti persecutori. Hanno chiesto quindi ai giudici di escludere le attenuanti generiche, e di condannare la donna a 9 anni e 9 mesi.



Nella prossima udienza, il 24 novembre, sono previsti gli interventi delle parti civili (i parenti della ragazza, rappresentati dall'avvocato Tiberio Massironi) e dei difensori.
Nel processo compare come responsabile civile la congregazione religiosa delle Figlie di Maria Ausiliatrice, alla quale apparteneva la suora, citata dal legale dei familiari della vittima in quanto «è mancata la vigilanza sul comportamento della suora».
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