Brescia, killer uccide due imprenditori: poi la fuga e il suicidio

Brescia, killer uccide due imprenditori: poi la fuga e il suicidio
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Mercoledì 4 Aprile 2018, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 11:37

Era armato con un fucile a pompa, diversi proiettili e tre o quattro pistole Cosimo Balsamo che nel bresciano ha ucciso due persone e ferito una terza prima di fuggire e togliersi la vita in un parcheggio ad Azzano Mella, sempre nel Bresciano, a bordo di un pick-up rubato a una delle vittime.

La mattina di violenza è iniziata all'interno della Sga, azienda di Flero che si occupa del commercio di veicoli industriali. Balsamo, pregiudicato bresciano, con il fucile ha fatto fuoco e ucciso Elio Pelizzari, titolare della Pg Metalli, e ha ferito il titolare della Sga. A riferirlo è Giampietro Strada, il nipote del titolare della Sga, che ha assistito alla scena. «Ha sparato con un fucile a pompa, con le cartucce in vita, tre o quattro pistole», ha detto parlando con il Giornale di Brescia. «Io non volevo aprirgli, ma ha scavalcato e ha detto allo zio di chiamare Elio Pelizzari». Dopo aver sparato, «mi ha puntato la pistola e mi ha detto di accendere la macchina ed è partito», ha riferito ancora il testimone.

 

 


La seconda vittima è James Nolli: dopo il primo omicidio, Balsamo è andato a freddarlo a Carpeneda di Vobarno, sempre nel Bresciano. Nolli era stato coimputato di Balsamo nel processo per la banda dei Tir per il quale il killer era stato condannato. Anche la terza persona, rimasta ferita nel capannone di Flero, era stata coinvolta nel processo.

La terza sparatoria si è verificata in provincia di Brescia ad Azzano Mella, protagonista dovrebbe essere ancora il killer che questa mattina ha ucciso due imprenditori.

Cosimo Balsamo nel 2009 era stato condannato per associazione a delinquere finalizzata al furto e riciclaggio perché faceva parte della banda dei tir che nei primi anni del 2000 aveva derubato aziende di trasporto di metalli in tutto il Nord Italia. Il 9 gennaio scorso aveva protestato salendo sulla tettoia del Tribunale di Brescia e minacciando di suicidarsi contro la confisca dei suoi beni. Le forze dell'ordine l'avevano convinto a desistere.



 
 



 

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