«Secondo uno studio redatto dall'associazione degli autotrasportatori belgi - segnala il coordinatore della Cgia Paolo Zabeo - ogni ora di lavoro costa mediamente 60 euro. Con un ritardo di sole 2 ore è stato stimato un aumento dei noli del 10% che ricadrà, nel medio e lungo periodo, sui costi e quindi sui prezzi dei prodotti e di conseguenza sul consumatore finale». I controlli al Brennero rischiano di colpire tutto il sistema produttivo, soprattutto quello legato alle esportazioni. Si tenga presente che in Europa il 75% del commercio intraeuropeo avviene su gomma e, secondo i dati di Alpinfo sono 89 i milioni di tonnellate di merci che annualmente transitano su Tir lungo i principali valichi dell'arco alpino così distribuiti: Monte Bianco:8,3; Gottardo:9,3; Frejus:10,0; Tarvisio:15,2; Ventimiglia:17,3; Brennero:29. Se dopo l'Austria anche altri paesi chiudessero le frontiere l'eventuale sospensione/abolizione dell'intera area Schengen avrebbe delle ricadute molto negative sull'autotrasporto che, assieme all'edilizia, è stato uno dei settori più colpiti dalla crisi. Secondo una elaborazione Cgia su dati Infocamere-Movimprese, tra il 2009 e il 2015 il numero complessivo delle aziende di questo settore è sceso di oltre 22 mila unità. Al 31 dicembre 2015 erano attive 86.590 imprese.
Le aree territoriali più colpite da questa moria sono state quelle di confine (Friuli Venezia Giulia -27,1%, Piemonte -25,3%, Liguria -24,4%, Lombardia -23,4%, Trentino A.A. -21,8%, Veneto -19,8%,) dove, tra le altre cose, è maggiore la presenza dei vettori stranieri provenienti in particolar modo dai paesi dell'Est che da anni praticano una concorrenza sleale nei confronti dei nostri operatori non rispettando, in particolar modo, i tempi di guida e le normative in materia di cabotaggio.
Con l'eventuale ripristino dei controlli frontalieri, molti operatori stranieri dell'autotrasporto potrebbero stabilirsi più a lungo nel nostro territorio, con evidenti ricadute negative per i nostri autotrasportatori. L'eventuale blocco di Schengen per Cgia avrebbe infine un effetto dirompente anche per l'Unione europea che nella peggiore delle ipotesi potrebbe costare fino a 94 miliardi di euro all'anno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA