Giustizia, Bonafede: «Blocchiamo la riforma delle intercettazioni»

Il ministro Alfonso Bonafede
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Venerdì 22 Giugno 2018, 22:15 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 18:19
Il provvedimento di riforma delle intercettazioni «verrà senz'altro bloccato». Così il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, in una delle prime uscite pubbliche questa mattina al Csm ha spiegato di aver avviato «una valutazione delle risorse che sono state investite per la strumentazione che la legge rendeva necessaria», che verrà riutilizzata «perché non ci piace buttare soldi». «Il mio impegno prioritario è capire le linee della riscrittura del provvedimento e su questo avvierò in confronto già la prossima settimana con procure e avvocati». A chiedere lo stop alla misura, che entrerebbe in vigore il 12 luglio, è stata l'Anm.

Più in generale, il Guardasigilli ha tenuto un discorso dai toni moderati:
«La continuità per me è un valore. Non ha senso stravolgere il lavoro portato avanti. Anzi, ritengo uno dei mali della politica che il lavoro fatto in precedenza debba essere stravolto. Ovviamente la direzione politica è nuova, non a caso parliamo con orgoglio di governo del cambiamento, che significa imprimere una direzione nuova tenendo ciò che di buono è stato fatto».

Il ministro ha citato per punti i dossier alla sua attenzione. «Lo sforzo che farò è incrementare il lavoro fatto e considerarlo un punto di partenza affinché ogni cittadino che si rivolge a un ufficio giudiziario possa percepire un miglioramento», ha detto: «mi confronterò con gli interlocutori del mondo economia, imprese e consumatori. La mia priorità sarà sempre la tutela dei diritti».

Parlando della prescrizione ha sottolineato che «il cittadino vuole una risposta dalla giustizia, non percepisce l'idea che il processo è durato troppo e non si va avanti».
Quanto agli interventi volti alla depenalizzazione, «la tenuità del reato e i vari interventi fatti presi uno a uno possono essere apprezzabili», ma hanno avuto una finalità «meramente deflativa. C'è necessità di dare armonia». Ha fatto riferimento alla riforma della geografia giudiziaria, che ha chiuso i piccoli tribunali: «senza voler ripristinare la geografia precedente, il contratto di governo intende capire se ci sono situazioni che meritano particolare attenzione». Infine, ha assicurato, rispondendo all'invito rivoltogli dal vicepresidente Legnini, «il confronto del Csm e con gli operatori del diritto».
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