Igor «il russo» e il caso di Domenico D'Amato, il rapper sparito nel nulla: «Coincidenze agghiaccianti»

Igor «il russo» e il caso di Domenico D'Amato, il rapper sparito nel nulla: «Coincidenze agghiaccianti»
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Venerdì 5 Maggio 2017, 15:11 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 16:56

«Le coincidenze di tempo e di luogo sono agghiaccianti». Così all'Adnkronos l'avvocato Barbara Iannuccelli, che assiste la famiglia di Domenico D'Amato, il rapper di 27 anni Dome Dama scomparso da Molinella, parla dell'ipotesi di un collegamento tra la sparizione del giovane e la caccia al killer Norbert Feher alias Igor Vaclavic.
 

 

«La denuncia di scomparsa è stata fatta il 31 marzo presso i carabinieri di Molinella e il 1° aprile è stato ucciso Davide Fabbri a Budrio», spiega il legale, che aggiunge: «Igor sicuramente era in zona da molto tempo». «La cosa più agghiacciante - denuncia Iannuccelli - è che questo collegamento, anche di striscio, tra le due cose non è stato fatto da chi doveva farlo. Con l'omicidio di Davide Fabbri si accendono i fari su Igor, il giorno prima è stata fatta la denuncia di scomparsa di un ragazzo da Molinella ma nessuno fa questo tipo di collegamento. Non sta a noi farlo - sottolinea - io posso solo supporre un collegamento sulla base di queste coincidenze di tempo e di luogo però le indagini dovranno darci qualche risposta perché Domenico non si trova da nessuna parte».

Il timore è che il giovane possa aver trovato sulla sua strada il killer. «Si pensa di tutto - dichiara l'avvocato - le coincidenze fanno riflettere poi magari la scomparsa di Domenico non c'entra nulla con Igor oppure c'entra». «Il fatto che non si faccia sentire - insiste - desta grandissima preoccupazione» perché «non è abituato a non farsi sentire dalla sua famiglia ed è un rapper molto attivo online sul suo canale Youtube». La famiglia non crede all'ipotesi che si tratti di un allontanamento volontario.

«Domenico - spiega Iannuccelli - ha una vita autonoma e indipendente. Ha 27 anni, vive da solo e ha buon rapporto con fratelli e madre. Se fosse voluto partire avrebbe salutato la famiglia, nessuno avrebbe potuto impedirglielo. C'è tantissima preoccupazione che possa essere accaduta qualsiasi cosa». Di Domenico non si hanno più notizie da quasi due mesi, il ragazzo è stato visto infatti per l'ultima volta lo scorso 8 marzo. «La denuncia formale - spiega l'avvocato - è stata fatta solo il 31 marzo perché ai familiari è stato detto che si trattava sicuramente di allontanamento volontario e che si doveva aspettare». Domenico però non è più tornato a casa né ha dato sue notizie. Del caso si è occupata nei giorni scorsi anche la trasmissione di RaiTre "Chi l'ha visto".

LA CACCIA A IGOR
È ormai iniziato il secondo mese di caccia al killer Norbert Feher alias Igor Vaclavic autore dell'omicidio del barista di Budrio Davide Fabbri (la sera del 1 aprile scorso) e della guardia giurata Valerio Verri a Portomaggiore la settimana dopo. Feher è sospettato anche dell'omicidio di un metronotte nel ravennate avvenuto il 30 dicembre 2015. Continuano incessanti le ricerche che vedono un contingente di carabinieri e forze speciali di 1.200 unità. In campo, carabinieri del Tuscania, cacciatori di Sardegna esperti nelle ricerche di sequestratori latitanti, i cacciatori di Calabria, le Sos e le Api antiterrorismo che passano al setaccio un'area di 40 chilometri quadrati, con blitz mirati in casolari e cascine abbandonate.

A cercare Igor anche i cani molecolari, gli unici che fiutano le tracce del killer fantasma. E proprio tracce trovate alla fine della settimana scorsa confortano gli investigatori sul fatto che il killer sarebbe ancora in zona. Nella notte tra giovedì e venerdì, un raggio a infrarossi del fucile di uno dei cacciatori avrebbe localizzato il killer. Lo hanno confermato gli uomini delle Forze speciali. L'avvistamento è durato il tempo di un secondo, poi il ricercato è tornato a essere un fantasma. Ci sono poi delle segnalazioni: l'ultima quella di sabato scorso, quando un uomo si è precipitato dai carabinieri per dire che ha visto Feher di fronte a casa sua.

 L'episodio si colloca tra San Giorgio e Bando, in provincia di Ferrara, in un punto che il 41enne in fuga dovrebbe conoscere bene, dal momento che nel passato proprio lì avrebbe messo a segno una rapina. Anche un pakistano ha sostenuto di averlo incontrato per strada, tra Marmorta e Consandolo, trasandato e sporco di sangue. Non si sa se gli allarmi sono attendibili ma gli inquirenti sono propensi a crederlo.

L'uomo segnalato avrebbe la barba incolta e i capelli un po' più lunghi di quanto visto nelle foto segnaletiche. Indosserebbe una maglia nera e pantaloni militari. Ci sono stati dei controlli da parte delle forze dell'ordine proprio a Bando (Argenta) luogo dell'ultimo avvistamento.

Intanto i figli della guardia giurata ecologica volontaria morta, Valerio Verri, si sono rivolti all'avvocato di Ferrara, Fabio Anselmo, per avere giustizia. «Siamo sempre più convinti che nostro padre e Marco Ravaglia (il collega di Verri sopravvissuto all'aggressione di Feher ma in ospedale) non avrebbero mai dovuto trovarsi in quei luoghi quel giorno. Se l'allarme è stato dato tempestivamente perché il servizio che svolgevano Marco e papà è stato interrotto solo dopo che sono stati attaccati dal killer?» si chiedono.

«Se sul telefonino delle guardie provinciali, nella chat comune, era stato dato l'allerta a tutti - proseguono -, occorreva aspettare che ci scappasse un altro morto per intervenire? Quel lavoro non era più sicuro, anzi era diventato pericolosissimo».

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