Gli inquirenti hanno scoperto che la miscela era in gran parte analcolica. Solo in alcuni contenitori c'era una modesta percentuale di alcol (tra il 9 e il 12%). Secondo le Finanza, lo scopo della frode era di natura fiscale: il prodotto non sarebbe stato messo in vendita come dichiarato nei documenti di accompagnamento, ma sarebbe servito a sottrarre il pagamento dell'accisa sull'intera partita (circa 300mila euro) attraverso la circolazione "in nero" di analoghi quantitativi di prodotto genuino.
Le bevande fasulle, infatti, viaggiavano con documenti regolari, mentre i veri alcolici viaggiavano "in nero".
L'intervento dei militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria ha interrotto il tentativo di frode portando alla denuncia di tre persone: il rappresentante legale della società lombarda venditrice, quello della società campana che aveva comprato il prodotto e anche il bolognese che ha in gestione il deposito.
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