Blitz contro neofascisti, 14 arresti. Nel mirino: Equitalia, magistrati e forze dell'ordine

Blitz contro neofascisti, 14 arresti. Nel mirino: Equitalia, magistrati e forze dell'ordine
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Lunedì 22 Dicembre 2014, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 24 Dicembre, 18:18
Blitz antiterrorismo dei carabinieri del Ros: 14 gli arresti in corso di esecuzione in varie regioni italiane su disposizione della magistratura dell'Aquila nei confronti di un gruppo clandestino che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento neofascista «Ordine Nuovo», progettava «azioni violente contro obiettivi istituzionali».



I neofascisti arrestati si proponevano il «compimento di atti di violenza (tramite attentati a Equitalia, magistrati e forze dell'ordine) al solo fine di destabilizzare l'ordine pubblico e la tranquillità dello Stato», si legge negli atti del procedimento.



Alcuni degli indagati ipotizzavano «forti azioni nei confronti di esponenti dello Stato (ministri della Repubblica, rappresentanti delle Forze dell'Ordine o magistrati): «1-10-100-1000 Occorsio (pm ucciso nel '76 ndr) e di Enti pubblici», si legge ancora nelle carte dell'inchiesta.



Agli atti dell'inchiesta una delle persone arrestate, Katia De Ritis, intercettata, cita il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi e l'onorevole Pierferdinando Casini, da lei «ritenuti "obiettivi con

alto indice di fattibilità", non avendo a suo dire scorta». È emersa tra l'altro, sottolineano gli inquirenti, «la necessità di attuare la strategia violenta contro gli obiettivi sopra citati, effettuando, prima dell'azione, specifici servizi di pedinamento ed osservazione, al fine di capire le reali abitudini dei soggetti da colpire ed inoltre prendere esempio dalle Brigate Rosse nella costituzione di "cellule di 4 o 5 persone"».



Al vertice del gruppo «Avanguardia ordinovistà che si rifaceva a Ordine Nuovo gli inquirenti collocano Stefano Manni, 48 anni, residente a Montesilvano (Pescara) che è accusato di aver utilizzato il web, e in particolare Facebook, «come strumento di propaganda eversiva, incitamento all'odio razziale e proselitismo». Manni, che fino a 10 anni fa era nell'Arma dei carabinieri, aveva anche progettato la costituzione della «Scuola Politica Triskele», legata alla creazione del «Centro Studi Progetto Olimpo», per organizzare incontri politico-culturali in varie località italiane, nonchè i cosiddetti «campi hobbit», come accadeva a cavallo tra gli anni '70 e '80.



Un secondo arrestato è Rutilio Sermonti che aveva un ruolo di indirizzo ideologico, in particolare di «estensore di una nuova costituzione repubblicana basata su un ordine costituzionale di ispirazione marcatamente fascista». Residente nella provincia di Ascoli Piceno, ex aderente a Ordine Nuovo, Sermonti è considerato un prolifico scrittore-artista ed è ritenuto una delle figure più importanti del panorama degli intellettuali di destra in Italia. Durante le indagini sono state utilizzate anche persone sotto copertura.



«È giunto il momento di colpire, ma non alla cieca», dice Manni in una intercettazione. Colpire ma «non come alla stazione di Bologna, tra l'altro non attribuibile a noi», «vanno colpite banche, prefetture, questure, uffici di Equitalia, con i dipendenti dentro», spiega Manni. «È arrivato il momento di farlo, ma farlo contestualmente. Non a Pescara e poi fra otto mesi a Milano». «Poi - conclude - credo che la via dell'Italicus sia l'unica percorribile», alludendo all'attentato terroristico compiuto nella notte del 4 agosto 1974 a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna sul treno espresso Roma-Monaco di Baviera, in cui morirono 12 persone ed altre 48 rimasero ferite.



"Avanguardia ordinovista" intratteneva contatti con altri gruppi di estrema destra con cui, secondo i militari del Ros, intendeva «unirsi nel processo di destabilizzazione e lotta politica» quali i «Nazionalisti

Friulani», il «Movimento Uomo Nuovo» e la «Confederatio».



Nell'ordinanza di custodia cautelare si contestano i reati di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico ed associazione finalizzata all'incitamento, alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.



Le indagini partono da ipotesi di reato in Abruzzo e poi nella loro evoluzione coinvolgono altre regioni tra cui Lombardia, Piemonte Lazio e Campania. A quanto si appreso le perquisizioni in corso da parte dei Ros sarebbe almeno 50.



Al centro delle indagini del Ros, riferiscono gli investigatori, un gruppo che sulle orme di «Ordine Nuovo» aveva messo in cantiere azioni violente nei confronti di «obiettivi istituzionali», allo stato non meglio precisati, utilizzando i social network come «strumenti di propaganda eversiva». I carabinieri hanno anche documentato i ripetuti tentativi degli indagati di reperire armi, tramite una rapina già pianificata o mediante approvvigionamenti all'estero.



Delle 14 ordinanze di custodia cautelare emesse nell'ambito dell'operazione «Aquila Nera», 11 sono in carcere e tre ai domiciliari, nei confronti di altrettanti indagati per «associazione e con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico e associazione finalizzata all'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».



I provvedimenti emessi dal gip del tribunale dell'Aquila scaturiscono da un'attività investigativa avviata nel 2013 nei confronti di un'associazione clandestina denominata «Avanguardia ordinovista», che «richiamando agli ideali del disciolto movimento politico neofascista Ordine Nuovo e ponendosi in continuità con eversione nera degli anni '70.



In particolare, le indagini sono partite attorno al gruppo guidato da Manni, il quale vanta un legame di parentela con Gianni Nardi, terrorista neofascista che negli anni '70 insieme a Stefano Delle Chiaie, Giancarlo Esposti e Salvatore Vivirito, era uno dei maggiori esponenti di Ordine Nuovo. Oltre ad attentati a magistrati, secondo l'accusa il gruppo avrebbe elaborato un piano «volto a mirare la stabilità sociale attraverso il compimento di atti violenti» nei confronti di Prefetture, Questure e uffici di Equitalia e anche previsto, in un secondo momento di partecipare alle elezioni politiche con un proprio partito.



Stando a quanto dichiarato in conferenza stampa dal generale Mario Parente, Comandante Nazionale dei Ros, e dal Procuratore della Repubblica dell'Aquila, Fausto Cardella, il gruppo avrebbe «utilizzato il web ed in particolare il social network Facebook come strumento di propaganda eversiva, incitamento all'odio razziale e proselitismo». A tal riguardo Manni aveva realizzato un doppio livello di comunicazione: in uno con un profilo pubblico lanciava messaggi volti ad alimentare tensioni sociali e a suscitare sentimenti di odio razziale in particolare nei confronti di persone di colore in un altro, con un profilo privato limitato ad un circuito ristretto di sodali, discuteva le progettualità eversive del gruppo. Secondo quanto si è appreso sarebbero coinvolti anche due aquilani.