Il provvedimento della prefettura è arrivato in assenza dell'intervento del sindaco al quale il prefetto, lo scorso 28 ottobre, aveva inviato una diffida in cui si «invitava» a procedere all'annullamento. Il provvedimento attuato dal prefetto Pantalone cancella dall'atto di nascita le parti non previste dalla legge italiana: il doppio cognome del bambino e l'indicazione del nome della seconda madre che, nell'atto di trascrizione, era stato inserito nella sezione in cui normalmente si indica il nominativo del padre. Nel provvedimento, inoltre, si affida a de Magistris il compito di «annotare gli estremi dell'atto così come modificato nel registro dello stato civile». Il prefetto ha, dunque, eseguito d'ufficio quelle modifiche chieste al sindaco e non arrivate entro oggi, 5 novembre, termine che era stato concesso all'Amministrazione per intervenire.
La Prefettura ha anche spiegato oggi che non era stata concessa «alcuna proroga al sindaco» contrariamente a quanto era stato fatto sapere da fonti dell'Ufficio Stampa del Comune. Una vicenda che ha inizio quando Daniela Conte, napoletana e madre biologica del bimbo, e Marta Loi, sarda, regolarmente sposate in Spagna dove vivono, si recano presso gli uffici anagrafe iberici per far trascrivere l'atto di nascita del loro bambino nato il 3 agosto con l'inseminazione. Qui vengono a sapere che la Spagna, pur trascrivendo l'atto, non può concedere un documento d'identità al piccolo perchè è figlio di un'italiana. Il documento - come hanno spiegato Daniela e Marta - è indispensabile per poter viaggiare, ma soprattutto per poter usufruire dell'assistenza sanitaria. Le donne si rivolgono al Consolato generale d'Italia che respinge la richiesta.
Un rifiuto che non abbatte Daniela e Marta che decidono di rivolgersi al Comune di Napoli per avere la registrazione.
In venti giorni, il sindaco de Magistris accoglie la richiesta e procede, il 30 settembre, alla trascrizione con quella che lui stesso ha definito «un'interpretazione originale, ma costituzionalmente orientata». Nell'atto si inserisce il doppio cognome e si indica come 'padrè il nome della seconda madre. La Prefettura a questo punto chiede al Comune tutta la documentazione per procedere a «una valutazione» che si conclude con esito negativo, l'invio della diffida e l'annullamento d'ufficio.
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