Dalle indagini della Guardia di Finanza di Bari, coordinate dal pm Federico Perrone Capano, era emerso - a seguito di pedinamenti e appostamenti - che l'uomo guidava il motorino e faceva volantinaggio. Gli investigatori avevano dunque ritenuto che Caringella fosse un falso cieco. Nel gennaio 2013 gli furono anche sequestrati 225mila euro, equivalenti alla presunta truffa. Nel corso del processo, anche sulla base di consulenze mediche, il difensore dell'imputato, l'avvocato Antonio Falagario, ha però dimostrato che il 59enne è davvero un «cieco assoluto», affetto da retinite pigmentosa degenerativa, che gli consente di percepire soltanto luci e ombre, e che l'aver svolto da solo attività quotidiane come guidare una moto, è sicuramente da «irresponsabile, ma niente di più».
Anche nelle motivazioni della sentenza di assoluzione, con la quale è stata disposta anche la revoca del sequestro, il giudice monocratico Marco Guida ha rilevato che l'uomo «compie in autonomia azioni di vita quotidiana a suo rischio e pericolo ma, soprattutto, ponendo a rischio l'incolumità degli altri», ma non per questo ha commesso una truffa perché è stata «confermata la sussistenza della patologia» e quindi quelle indennità gli erano dovute.
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