Bardonecchia, Francia ai pm: «Agito secondo accordi»

Bardonecchia, Francia ai pm: «Agito secondo accordi»
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Mercoledì 25 Luglio 2018, 23:20
«Abbiamo agito nel rispetto degli accordi transnazionali. E la giurisdizione è la nostra». È questo, a quanto si apprende, il contenuto di un'email inviata dalle autorità francesi alla procura di Torino in merito ai fatti di Bardonecchia dello scorso 30 marzo, quando una pattuglia di agenti delle Dogane fece irruzione in una saletta adibita all'assistenza dei migranti in cui opera la ong Rainbow 4 Africa per sottoporre un nigeriano a un prelievo di urine. I magistrati torinesi sull'episodio avevano aperto un fascicolo di indagine ipotizzando i reati di violazione di domicilio e perquisizione illegale.

L'INCHIESTA
A loro giudizio il blitz dei doganieri fu una specie di «invasione di campo» che non poteva essere autorizzata. Per procedere con gli accertamenti il procuratore capo Armando Spataro aveva emesso un «ordine di investigazione europeo» chiedendo a Parigi di collaborare. Ora è arrivata la risposta, sia pure in veste informale: i francesi, dopo avere ribadito per l'ennesima volta la correttezza del loro operato, rivendicano il diritto a indagare per loro conto. Secondo i pm torinesi, che stanno preparando la contromossa, gli accordi esistenti fra l'Italia e la Francia - a prescindere dalla loro perdurante validità o meno - non autorizzavano gli appartenenti all'autorità doganale a svolgere al di qua del confine attività di polizia giudiziaria senza richiedere l'intervento delle forze dell'ordine italiane.

«Della Francia non voglio parlare: voglio solo dimenticare tutto». È lo sfogo di Destiny, un nigeriano di 33 anni che lo scorso inverno aveva cercato di attraversare la frontiera di Bardonecchia: il suo caso aveva destato clamore perché i francesi avevano respinto sia lui che la moglie, incinta e malata di linfoma in stato terminale.
La donna era stata ricoverata nell'ospedale Sant'Anna di Torino ed era morta dopo avere dato alla luce il piccolo Israel. Il bimbo, dopo mesi di cure, sarà dimesso nei prossimi giorni, non appena il padre avrà trovato una sistemazione adeguata. «Questa vicenda - dice Enrico Bertino, direttore della neonatologia universitaria dell'ospedale - è un bell'esempio di sanità, accoglienza e integrazione. Il piccolo è nato prematuro di 29 settimane: pesava sette etti, oggi pesa 4 kg. Anche il suo papà è felice. Ma avrà bisogno di essere aiutato ancora. Sta imparando l'italiano e deve trovare una casa e un lavoro».
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