IL CAMBIAMENTO
Cifre che raccontano il cambiamento in atto. «Le famiglie italiane – dice Lorenzo Gasparrini, segretario generale Domina – cercano personale sempre più qualificato di cui si fidano e, dato che sale la quantità di casi di anziani con malattie invalidanti, spesso si rivolgono a uomini perché hanno la forza per compiere le manovre necessarie per aiutare una persona allettata». Aumenta la domanda e aumenta pure l’offerta, anche per questioni di “riconversione” in un mercato del lavoro che, in più di un settore, tende a giudicare facilmente e anticipatamente i lavoratori “vecchi”.
Il trend interessa anche le donne. Il numero di badanti italiane over 50, tra 2012 e 2017, è salito del 144%. In generale, si è registrato un aumento del 97% di badanti di nazionalità italiana, a fronte di un calo del 4,5% di quelle straniere. Il cambiamento è visibile in tutto il Paese secondo percentuali differenti. Al Nord, la proporzione è 75% di stranieri e 25% di italiani. Nel Centro-Sud, invece, le distanze si riducono: gli italiani rappresentano tra il 43% e il 45% del settore. Caso unico, la Sardegna, dove ad essere di nazionalità italiana è il 75/80% dei lavoratori, perché, commenta Gasparrini, «è un’isola e quindi per gli stranieri è più complicato e più costoso tornare, ogni tanto, al Paese d’origine».
IL PROBLEMA
Il comparto, intanto, cresce. Secondo i dati Inps, i lavoratori domestici in Italia nel 2017 erano oltre 864mila, con il calo di un punto percentuale rispetto all’anno prima e una riduzione del 14,7% rispetto al 2012, ma mentre guardando alla voce colf si vede un calo del 27,6%, nel capitolo badanti la crescita è stata dell’8%. A far diminuire, nelle rilevazioni, le unità nel lavoro domestico è pure una questione di contratti. E di “nero”. «La colf per alcuni è un lusso, mentre la badante è una necessità. Non solo. La colf si può far lavorare poche ore a settimana, la badante no, occorre almeno 40 ore a settimana. Cambia il modo di intendere il lavoro e la sua contrattualizzazione. Il nero in Italia esiste, ma non viene adottato per quanti lavorano come badanti che, complici gli stipendi più alti, sono pagati in modo tracciabile. Inoltre, negli anni passati, stranieri, in particolare di origine, asiatica hanno spesso usato i contratti di lavoro domestico solo per ottenere la cittadinanza, arrivando perfino a offrire compensi alle famiglie per farli sottoscrivere. Poi, raggiunto l’obiettivo, hanno interrotto il rapporto».
Il futuro vedrà ancora più badanti di nazionalità italiana e più uomini. «Il settore si qualificherà sempre di più – conclude Gasparrini – la popolazione avrà un numero sempre maggiore di over 70 e over 80. Nel 2025, stimiamo che i lavoratori domestici, oggi 870mila, saranno un milione e 400mila. E se oggi, sono 400mila badanti e 470mila colf, nel 2025 ad essere di più saranno i badanti».
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